Noi non salviamo se non con un gesto di minima luce...
Non è vero che di nuovo la stanza striderà nel vento
come ora tra gli uccelli autunnali
che basterà scegliere i cenni
e oscillando sulla sedia pensare
che la pioggia disperda
il male di un intero pomeriggio.
Non sarà l'assenza di fessure da ogni vita
le foglie moltiplicate sui soffitti
il tremendo ascoltarci chini gli uni sugli altri
mentre rabbrividendo corriamo verso casa.
Nessuno ci farà percorrere di nuovo una ferita
avanti e indietro senza chiuderne il solco.
Dovremo imparare, una volta soltanto:
restare quieti
come quando d'inverno manca a lungo la luce
sapere che non c'è stata offesa
che l'ombra ci ha colpita indistinta
vuota - e senza odio.
***
Non volevo nomi per morti sconosciuti
eppure volevo che esistessero
volevo che una lingua anonima
- la mia -
parlasse di molte morti anonime.
Ciò che chiamiamo pace
ha solo il breve sollievo della tregua.
Se nome è anche raggiungere se stessi
nessuno di questi morti ha raggiunto il suo destino.
Non ci sono che luoghi, quelli di un'isola
da cui scrutare il Continente
- l'oriente - le sue guerre
la polvere che gettano a confondere
il verdetto: noi non siamo salvi
noi non salviamo
se non con un coraggio obliquo
con un gesto
di minima luce.
***
Questa è la cucina alle sette
questo il polso immerso nel lavabo
e il buio sul balcone che dice
la distanza del giorno.
Aspetto che scaldi il tuo latte
seguo la brina sul ferro dei balconi
e la donna che trascina la sua busta nel vento.
Con l'unghia segno una stella
sul bianco del vetro
per i piedi, per i polsi lontani
che non scendono nei fossati.
Tutto si perde
tutto viene scagliato lontano.
Il mondo si trasforma in polvere
in quella sabbia che i condannati vedono
prima di colpirla con la nuca.
Di nuovo convogli a oriente, tronchi
che spezzano le ruote sui confini
di nuovo gente in fila
con sassi nelle tasche contro il vento.
Antonella Anedda da Notti di pace occidentale
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