sabato 17 febbraio 2018

APRILE DI LA'




                               Le punte fredde di quei ferri mi pungono la schiena...



Tanti non hanno più la primavera
fra le cose le bocce
 gettate nel secchio
le tapparelle alzate a metà.

Restano a faccia a faccia con la sera
mangiano su cumuli di anni
infilano parole sotto tavoli che ballano.

Non hanno la primavera
fra i tegami, dietro le tende
non dicono l'aria ha vent'anni e scendono.

Chiudono la zip, girano porte d'autogrill
la notte è un teatro greco abbandonato
gli occhi ruvide pietre dimenticate dal pianto.

Le stelle a testa bassa fanno la maglia
intrecciano il vivere, il morire.
Le punte fredde di quei ferri
mi pungono la schiena.

                                           ***


Non sai cosa vuol dire girare
il tramonto come un foglio di giornale
avere un occhio rosso nella mente
il picchiatore è il sangue
la strage ha il rossore dei vini d'annata.
Non c'è pazienza di lavorare
spalla a spalla con i sassi.

Quando si staccherà la parola
solo ormai un sussurro, una bolla
una frasca che sfrega il ventre
e lascia al sangue il clamore di un'occhiata

quella gigante ombra d'angelo
avrà la pronuncia di un bicchiere d'acqua
i grani sciolti di un amore
il bianco lino nel volto trasparente
commuoverà solo il vento.


                                           ***    


Nel tuo volto di mare sono sparite le conchiglie
solo l'odore acre di qualche dimenticato sembiante
prossimo alla roccia, appare
dentro scorre un sangue minimo
invisibile, dalle guglie sporgenti.

Eri la calma che tirava dal fondo l'esca dorata
risalivo come schiuma
fino all'ombra curva sul mare
una radio vecchia, uno sgabello vuoto
tiravo il filo, cercando l'orlo di una mano.

Com'è lucido il vetro del mare.
Il sorriso è un cane che ti morde le gambe
vedrai denti bianchi brillare
come neve fredda intorno alla tua gioia.
Il tempo è un cane perfetto.


                                ***


Il buio è un insetto che fa il morto
rivive se lo bacia il fuoco
se la voce tigrata attraversa gli scuri
e scuote il cuore con le unghie.

Laggiù la ferita è un fiore
le pareti fra noi cadono come petali
distratti da una manata di vento
il volto di cartone si piega come un vecchio amore
e ricomincia a stringere con i pugni l'aria.


              Francesca  Serragnoli   da     Aprile di là




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