giovedì 8 febbraio 2018

PERCHE' L'AMORE FA SOFFRIRE 1



 
" Alcune persone non meritano il nostro sorriso, figuriamoci le nostre lacrime". ( Charles Bukowski )



(...) Nell'amore, oggi più di ieri, mettiamo in gioco la nostra
      identità. All'amore, oggi più di ieri, chiediamo di darci
      conferma del nostro  valore. Quello dell'amore - però - è
      diventato un mercato altamente competitivo e individualizzato,
      estremamente fluido, dominato dall'obsolescenza e dallo
      spontaneismo, e al contempo normalizzato attraverso la
      proposizione di categorie psico - identitarie e relazioni forti
    - dalle donne che amano troppo agli uomini con la fobia dell'
      impegno; dagli uomini in crisi di maschilità alle donne iper -
      sessuate e aggressive. Nella selva delle etichette amorose
      utilizzate dalla vulgata psicologica che dovrebbe sostenerci e
      che invece - il più delle volte - ci fa sentire inadeguati, ciascuno
      è sempre più solo e perciò più bisognoso di conferme - anche
      solo momentanee - della propria capacità di sedurre o di poter
     ( sempre e di nuovo ) effettuare la miglior scelta: di essere una
      buona preda o un miglior cacciatore. Tutto questo, spesso
      negando la nostra capacità di cura e di far dono di sé all' altro.
      La promessa di noi stessi, così totalizzante, come la voleva
      l'amore romantico, non si combina con la configurazione dell'
      amore come mercato o campo erotico, dove l'accumulo
      incessante di capitale appare l'unica opzione accettabile
      rispetto all'ideale moderno e maschile dell'autonomia come
      indipendenza e libertà da ogni costrizione. E dove una logica
      strumentale sembra spingere verso una femminilità che censura
      la propria richiesta di riconoscimento -quasi vergognandosene-
      fino ad abbracciare modelli maschili per il solo fatto che
      appaiono vincenti, anche in termini di sopravvivenza psichica,
      nell'agone erotico. Per quanto addolcito dalle lusinghe della
      seduzione, il mercato dell'amore diventa allora davvero un
      campo di battaglia, in cui tuttavia le posizioni di uomini e
      donne rimangono gerarchizzate. Nel tanto criticato ideale
      ottocentesco, le donne erano in posizione strutturalmente
      subalterna, ma erano emozionalmente forti, grazie alla
      legittimazione  culturale della loro pretesa a farsi oggetto e
      soggetto di cura. Gli ideali femminili di cura e riconoscimento,
      di autonomia come rispetto di norme che ci si è dati insieme e
      di fedeltà a sentimenti coltivati nella quotidianità sembrano
      oggi essere " l'esercito di riserva" dell'amore, quello che si
      attiva solo nel momento di crisi.
      Il rischio allora è quello di un appiattimento dei sentimenti
      senza parità, di un intorpidimento culturale che disegna donne
      bisognose e uomini incapaci di amore. (...)


               Eva  Illouz   da    Perché l'amore fa soffrire


Nessun commento:

Posta un commento