venerdì 23 febbraio 2018

IL CUORE SE POTESSE PENSARE ( Una storia d'amore, ricerca e battaglie) 1

 
 

" Perché l'incoscienza è fondamento della vita. Il cuore - se potesse pensare - si fermerebbe ".  ( F. Pessoa )


(...) Dopo qualche settimana di convivenza nello stesso studio, non
      potevo più nascondermi di essermi innamorata perdutamente
      dell'uomo più affascinante, intelligente e inquietante che avessi
      mai conosciuto. Alto, folti capelli neri, occhi inquisitori e
      scanzonati in un viso maschio dai tratti decisi. Assomigliava
      all'attore Cray Grant, allora molto in voga sugli schermi. Mi
      imposi una fredda indifferenza per molti mesi. Passavamo ore
      uno di fronte all'altra, lui a un microscopio e io all'altro, o alla
      macchina da scrivere, sollevando di quando in quando il viso
      per studiarci furtivamente. Ogni tanto gli sguardi si
     incrociavano,si abbozzava un mezzo sorriso fingendo di pensare
     ai propri studi, con gli occhi subito rivolti all'infinito.
     Veronesi pubblicava lavori scientifici a getto continuo per
     prepararsi alla docenza. Io, finito il lavoro di segretaria,
     preparavo gli esami nei ritagli di tempo libero, pensando a mia
     mamma ammalata e a tutte le incombenze che dovevo svolgere
     prima di tornare a casa.
     Mi maceravo nella gelosia. Veronesi aveva molte amiche che lo
     cercavano. Per mascherare il mio interesse mi lasciavo
     corteggiare da un altro medico gentile e brillante ( divenne poi
     famoso come chirurgo toracico all' Università di Milano ) che
     in quegli anni lavorava all' Istituto Tumori. Trascorrevamo ore
     a discutere su una panchina dei giardini vicino all'ospedale. Mi
     aspettava alla fine della giornata lavorativa e mi
     riaccompagnava a casa in macchina. Voleva sposarmi, ma dopo
     qualche mese di amore platonico gli confessai che non ero
     innamorata di lui. Ne soffrì acutamente. Non lo rividi più
     nonostante lavorassimo nello stesso istituto.
     Una sera di inizio primavera io e il mio " coinquilino " ci
     eravamo attardati nello studio senza accorgerci di essere
     rimasti soli in tutto il laboratorio. Era passata l'ora di chiusura.
     Mi alzai dalla sedia stanca morta, con gli occhi che bruciavano
     per le tante ore trascorse al microscopio e alla macchina da
     scrivere; passai dietro la sua sedia per prendere il cappotto
     appeso a un piolo sul muro. Mi sentii afferrare in uno stretto
     abbraccio. Umberto si chinò e mi baciò rabbiosamente. Rimasi
     incollata alle sue labbra per un tempo che mi parve infinito,
     sentendo sciogliersi la freddezza e l'indifferenza che mi ero
     imposte. Fu una sensazione meravigliosa, per pochi minuti o
     secondi: in quel magico istante dimenticai tutte le mie pene e le
     mie preoccupazioni.
     Ci ricomponemmo subito. Ci guardammo smarriti. Andammo a
     casa, ognuno per la propria strada. I giorni seguenti fingemmo
     ce non fosse successo nulla. Per lui era facile:ero una conquista
     come mille altre ella sua vita di uomo bello, intelligente e
     intraprendente. Io ripresi la mia maschera di indifferenza.
     Evitai di atttardarmi nello studio, imponendomi di non    
     guardarlo neppure.  (...)         
    
 Sultana  Razon  Veronesi  da  Il cuore se potesse pensare ( Una storia d'amore, ricerca e battaglie ) 

Nessun commento:

Posta un commento