venerdì 2 febbraio 2018

AFFETTI E CANCRO ( Il mito di Gige )



Gige era un pastore alle dipendenze del re di Lidia, quando un giorno, per via di un nubifragio e una scossa tellurica, la terra si squarciò, producendo una voragine dove egli pascolava gli armenti. A quella vista e pieno di stupore, Gige discese nella voragine e tra le tante meraviglie che ivi trovò, si imbattè in un cavallo di bronzo, cavo e provvisto di aperture. Allora vi si affacciò e vide che dentro giaceva un cadavere di proporzioni sovrumane senza nulla addosso, se non un anello d'oro alla mano. Gige glielo sfilò e ritornò in superficie. Quando - tempo dopo e come di consueto - si fece una riunione fra i vari pastori, anch'egli si presentò con l'anello al dito. Ma mentre se ne stava nel crocchio dei pastori, per caso voltò il castone verso di sé e si accorse di essere diventato invisibile a tutti i pastori, i quali continuavano a parlare come se lui non ci fosse più. Gige rimase a bocca aperta per questo prodigio, ma ancora di più quando di avvide che - rigirando il castone, egli ritornava visibile. Dopo aver verificato con numerose prove il " potere" dell'anello, che cosa pensò di fare? Si fece passare per un Messo del re, ne sedusse la moglie e
con l'aiuto di lei uccise lo stesso re, diventando a sua volta detentore del potere.
Ma che cosa ci vuol dire questo mito?
Immaginiamo che esistano due di questi anelli portentosi e che uno finisca in mano a un uomo giusto, e l'altro ad un ingiusto.In questo
caso - con tutta probabilità essi si comporterebbero allo stesso modo : nessuno infatti sarebbe così stolto da non approfittare della situazione favorevole creatasi.
Ma questo accadrebbe perché nessuno in cuor suo considera un
bene la giustizia, ma anzi ciascuno, potendolo fare senza il timore di una punizione, commetterebbe ingiustizie.
" Tutti quanti preferiamo l'ingiustizia alla giustizia "- afferma Glaucone in contrapposizione a Socrat -, e se le persone non commettono ingiustizie è solo per paura di essere scoperti e puniti.

           Mito di Gige   da   II Libro della Repubblica

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