" La maggior parte degli esseri umani oscilla miserevolmente tra la paura della morte e i crucci della vita: non sa vivere, non vuole morire" ( Seneca da " Lettere a Lucilio ")
(...) Ci sono cose che non hanno per noi un prima e cose che non
hanno un poi. Alle prime appartiene la nascita, alle seconde la
morte. Non mi potrò mai occupare della mia nascita, ma certo
della mia morte posso. Non so se mai ci incontreremo - io e
la mia morte - ma ci rincorriamo da una vita. Più o meno da
quando avevo cinque anni. Io ero a Bologna nell'immediato
dopoguerra, ospite di un centro profughi allestito alla meglio
nei locali di una caserma. Parlavo con la mamma di persone
che non c'erano più e d'improvviso mi venne in mente che
anche i nonni di Firenze erano destinati prima o poi ad
andarsene, e piansi.
Fu il mio primo contatto cosciente con la morte naturale, come
dire con la naturalezza della morte. Successivamente mi capitò
spesso di pensare che se io - bambino - fossi morto, e questa
volta non naturalmente, qualcuno avrebbe potuto piangere e
disperarsi. Mi figuravo cioè il mio primo post mortem dal punto
di vista dei vivi che presumibilmente mi amavano e spesso mi
commuovevo da solo. Da allora la morte - la mia - è divenuta
un concetto acquisito, presente ma non angosciante nella mia
mente. Conosco persone che invece pensano continuamente
alla morte e ne scorgono i segni dappertutto. Io no. So che c'è
e che dovrà finire per cogliere qualche cosa di me, ma non ci
penso quasi mai. Nella mia mente la morte non c'è, mentre c'è
tanta, troppa vita.
Ma questo non mi impedisce di meditarci sopra, anzi me lo
facilita. (...)
Edoardo Boncinelli da Io e Lei ( Oltre la vita )
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