venerdì 23 febbraio 2018
IL CUORE SE POTESSE PENSARE ( Una storia d'amore,ricerca e battaglie ) 2
(...)La mia storia d'amore -come avevo previsto - procedeva intanto
alternando periodi di gioia infinita a crisi di acuta sofferenza.
Per circa trent'anni ci siamo amati alla follia.
Umberto lavorava molto e spesso si assentava per congressi e
conferenze. Quando tornava - anche dopo l'assenza di un solo
giorno - ci abbracciavamo perdutamente sulla porta di casa,
incuranti dei figli che ci si affollavano intorno per salutarlo.Non
ci stancavamo mai di baciarci e stringerci con violenza, in un
desiderio parossistico di congiunzione totale. Solo abbracciata
a lui riuscivo a placare i morsi della gelosia che mi divoravano
quando non l'avevo vicino. I suoi successi con le donne erano
infatti proverbiali. La sua stessa professione gli permetteva un
costante contatto con gli attributi sessuali femminili. Sapevo di
molte donne che andavano nel suo studio solo per farsi palpare
le mammelle, con la scusa di un sospetto tumore. Alle feste in
casa di amici assistevo spesso agli ammiccamenti, ai segnali, ai
corteggiamenti più o meno manifesti di alcune donne presenti.
Il comportamento gioviale, premuroso e amorevole di Umberto
verso il prossimo - donne in particolare - aumentava in loro la
speranza di un coinvolgimento affettivo.
Una sera d'agosto, a un gran ricevimento in una villa di
Ansedonia,rimasi colpita da una giovane donna, bionda, vivace,
spiritosa. Rimase incollata ad Umberto tutta la sera. Mi rovinò
la festa, anche se ero abituata a quelle manifestazioni. La
incontrai poi di nuovo a Milano in un altro ricevimento.
indossava una pelliccia bianca di volpe. La trovai affascinante.
Capii che quella donna sarebbe stata una rivale pericolosa.
Da allora - ogni notte - cominciai ad essere perseguitata da un
sogno ricorrente che mi lasciava angosciata per tutto il giorno
seguente. Vedevo di spalle una donna alta, snella, bionda che
si aggrappava al braccio di Umberto e si girava verso di lui
ridendo. Oppure li vedevo a letto insieme o in macchina che si
allontanavano spensieratamente. Fu un incubo che si ripetè
quasi ogni notte per decenni.
Cercavo di pensare ad altro, ma non riuscivo a cancellare dalla
mente la chioma bionda che mi ballava davanti agli occhi. Il
viso era sempre nascosto o aveva tratti indefiniti. Cominciai a
cambiare carattere: divenni cupa, malinconica, aggressiva.
Non riuscivo più a cantare ai miei bambini e con grande sforzo
fingevo con loro serenità e buon umore.
Solo molti anni dopo avrei saputo l'amara verità. (...)
Sultana Razon Veronesi da Se il cuore potesse pensare ( Una storia d'amore,ricerca e battaglie )
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