" In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che - se ci daremo da fare - si avvereranno.". ( C.P.E )
(...) Dentro a questo libriccino ci sono parecchie storie. Come
matrioske, stanno l'una dentro l'altra. Tra la mia gente, alle
domande spesso si risponde narrando delle storie. La prima
storia il più delle volte ne evoca un'altra, che ne richiama
un'altra ancora, finchè la risposta alla domanda diventa lunga
parecchie storie. Si pensa che una sequenza di narrazioni offra
una visione più ampia e profonda di quella che un'unica storia
potrebbe dare. Dunque, secondo questa antica tradizione,
cominciamo subito con una domanda: che cosa conta nella
vita? Consentitemi di rispondervi narrandovi una storia.
Questo antico racconto mi è stato riferito in molteplici versioni
durante le tante serate trascorse accanto al fuoco. I narratori
sono gente semplice originari dell' Europa orientale, che per lo
più è rimasta fedele alla tradizione orale.
La storia parla di un grande saggio,Rabbi Israel Bal Shem-Tov.
L'amatissimo Rabbi stava morendo e mandò a chiamare i suoi
discepoli : " Finora sono stato io a intercedere per voi; quando
me ne sarò andato, dovrete agire per conto vostro.
Conoscete il posto della foresta i cui mi rivolgo a Dio?
Recatevi in quel luogo e fate la stessa cosa. Sapete come
accendere il fuoco, sapete recitare la preghiera. Fate tutto ciò
e Dio verrà ".
Dopo la morte di Bal Shaem.- Tov, pa prima generazione di
discepoli seguì alla lettera le sue raccomandazioni e Dio non
si negò mai. Ma alla seconda generazione nessuno ricordava
più come accendere il fuoco secondo gli insegnamenti del
Maestro. Comunque, essi si recavano i quello speciale posto
della foresta, recitavano la preghiera, e Dio veniva.
Alla terza generazione nessuno ricordava come accendere il
fuoco e neanche dov'era il luogo della foresta. Ma sapevano
ancora recitare la preghiera e Dio continuava a venire.
Alla quarta generazione nessuno rammentava come accendere
il fuoco, nessuno sapeva più quale luogo raggiungere nella
foresta e non si sapeva più nemmeno come recitare la
preghiera. Ma c'era una persona che ancora rammentava tutta
la storia e la raccontava a gran voce.
E Dio veniva . (...)
Clarissa Pinkola Estés da L' Incanto di una storia
Affascinanti questi racconti, come il fatto stesso di raccontare. È un' eredità un racconto, una vera ricchezza, è consapevolezza raggiunta e condivisa, esperienza viva e saggezza da tramandare. E alle volte basta anche solo una persona che si assuma questo compito, per salvare una comunità.
RispondiEliminaGrazie, Frida, di averci offerto spunti di riflessione così illuminanti!!!
Mi piacque tanto questa scrittrice che a buon titolo si definisce " cantadora " fin dal suo esordio al tempo di " Donne che corrono coi lupi ".
RispondiEliminaHo poi continuato a leggerla e ad apprezzarla sempre più per il " connubio " per me straordinariamente singolare, di narratrice di storie ( semplici solo in apparenza ) e le sue capacità di analisi ( è infatti analista junghiana ).
Un'altra cosa che apprezzo molto di lei è che spesso " soggetto" delle sue storie e narrazioni sono le donne anziane, per cui lei dimostra ( anche a causa degli incontri fatti ) una vera ammirazione, nonché un grande affetto.
Sono Le Grandi Madri che hanno ancora molto da insegnare ( soprattutto alle donne giovani ) perché non si mettano in un'assurda competizione ( complice oggigiorno la chirurgia estetica ) che le sminuisce.
A questo proposito ti cito una frase di Coco Chanel su cui molte potrebbero riflettere ( prima di varcare la fatidica soglia che prelude ad uno sperato ringiovanimento ) : " Non c'è niente che faccia sembrare più vecchia una donna quanto cercare disperatamente di sembrare più giovane".
Grazie del tuo prezioso commento.
Nel mio commento precedente c'è un refuso :un " perché" di troppo ( perché non si mettano...) invece di un " purchè..."
RispondiEliminaMe ne scuso.
Interessante la tua spiegazione.
RispondiEliminaAncora grazie!!!