Ma perché Dio avrebbe scelto un fanciullo osceno quale suo strumento...
(...) Chi è colpito dal cancro si trova in una situazione di grande
pena perché si sente come catturato in un circolo vizioso: da
una parte si sente bambino impotente, abbandonato e orfano di
fronte al suo destino. Vuole reagire, ma è trattenuto dal fatto
che il tradimento mortale è stato messo in atto dal proprio
stesso corpo, quel corpo stesso dal cui buon funzionamento
dipende la vita. A chi rivolgersi per essere salvati? Se il corpo
ha messo in atto programmi di morte, deve pur aver ricevuto un
segnale primario. La psicoanalisi insegna che il segnale
primario, ricevuto il quale l'uomo elabora programmi di morte,
è la mancanza di amore, è la costatazione che i programmi di
vita non servono a procurarselo. Il bambino, cacciato fuori dal
contenitore materno, ha potuto rendersi conto che non è
assolutamente possibile vivere se là fuori - nel mondo , nel
quale è stato scaraventato dopo essere stato sradicato dalla
placenta, - non esiste qualcuno che si prenda cura sollecita di
lui, perché lo ama. Il vivere, lasciandosi morire, dipende
dunque dal fatto che si è ricevuto un segnale di abbandono:
cioè di mancanza di amore.
A questo punto, l'istituzione terapeutica, rappresentata dal
medico e dalla sua competenza, può costituire il punto cruciale
per la ristrutturazione del programma di vita. Se una persona
adulta non si sente amata, si chiude in sé e perde sempre di più
la possibilità e il diritto di esserlo. Se però si ammala, è come
se ritornasse bambina e riacquistasse il diritto che gli altri si
occupino di lei. Così, la malattia può diventare anche uno
strumento d'amore . (...)
Franco Fornari da Affetti e cancro
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