mercoledì 16 marzo 2022

UNA POESIA DI ZHADAN

 


        Soldati in Ucraina





Serhij Zhadan è uno scrittore molto conosciuto in Ucraina : non ha combattuto, ma ha visitato le zone di guerra, restando comunque molto coinvolto emotivamente in quanto abitante di Kharkiv, città ucraina di confine. Le sue poesie trascendono la dimensione umana per trasformarsi in un'interrogazione metafisica sulla sorte dell'intera nazione in guerra. E' particolarmente evocativo il dialogo con un'immaginario cappellano  militare che non riesce più né a confessare né consolare le anime delle vittime civili della guerra.









- Da dove vieni, stormo di uccelli neri?

-Noi, cappellano, siamo abitanti di una città che non c'è.


Siamo arrivati qui portando la schiavitù e la stanchezza.

Di' ai tuoi che non è rimasto più nessuno a cui sparare.

La nostra città era di pietra e di ferro.


Ora ciascuno di noi parte con una sola valigia

e in ogni valigia c'è la cenere raccolta sotto il mirino.


Persino i nostri sogni sanno di bruciato.

Le donne nella nostra società erano fragorose e spensierate,


le loro dita di notte toccavano l'infinito.

Le sorgenti nella città erano profonde come vene,

le chiese erano spaziose. Siamo stati noi stessi a bruciarle.

Meglio di tutto racconteranno di noi pietre tombali.


Potresti semplicemente parlarci?

Donaci il tuo amore, stringi pure la morsa.


Giacché sei stato ammaestrato a confessare e a dare la comunione.


Raccontaci perché la nostra città è stata bruciata.


Dicci almeno che non è stata una cosa intenzionale;

dicci almeno che i colpevoli saranno puniti.


Dicci almeno qualcosa in più di quello che dicono i telegiornali.


- D' accordo, vi posso raccontare cosa vuol dire la perdita.


Naturalmente tutti i colpevoli saranno castigati.


Lo saranno anche gli innocenti

e persino quelli che non hanno nulla a che fare con tutto questo.


Perché proprio voi siete stati trascinati dall'ondata nera?

Avreste dovuto leggere più diligentemente i libri dei profeti.

Avreste dovuto schivare le trappole dell'inferno.

Ma più importante per un laico è non vedere l'atto nel simbolo della fede.


Vi ricordate cosa dicono i profeti del dolore e della pazienza,

degli uccelli che cadono sulle città come le pietre?

E' proprio da quel momento che cominciano le perdite vere.

Alla fine le cose vanno proprio male, meglio non parlarne neanche.


Che differenza c'è tra di noi? Quella come tra le consonanti e le vocali.

Tutti sono pronti ad accettare la morte se non li tocca di persona.

Nessuno mai in questa vita sfuggirà al castigo :

lo dico sempre ai miei quando non ho nient'altro da dire.


Non so nulla sull'inesorabilità dell' espiazione.

Non so dove adesso potete vivere e come dovete fare.

Parlo delle cose che sono proprie di tutti gli uomini.

Se solo sapeste quanto siamo stati sventurati!



                  Serhij  Zhadan     Trad . di Oleva Ponomareva




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