L' amore deve assomigliare a qualcosa che muore...
Di nulla possiamo lamentarci.
Ci siamo fatti largo nell'angusto
passaggio verso la feritoia
per decidere, infine, un attivo
controllo della respirazione.
E' una quieta distesa dove
ognuno conduce - senza volerlo -
questo leggero movimento del corpo
con silenziosa, commossa
partecipazione dal terzo pianeta del sole.
***
La stagione si appendeva agli alberi in una sconcia
confidenza con la terra. Era il giorno fedele ai nomi,
disegnavo quattro corpi sulle buste delle lettere,
perché la vita è poca e tu scomparso eri un luogo intero.
Lo vedi questo cielo impasticcato? Allucinato
verso un bianco crudele che è il bianco
delle palpebre, il bianco della gola quando
qualcuno ha detto " Adesso è pronto". Ma
io non ci credo, nessuno
è pronto, un istante sulla Terra, nessuno
è pronto, era nostro il perfetto insieme, il tuo nome,
la finestra aperta, amore mio cosa sta accadendo?
Cosa deve avvenire ? Questa morte non esiste.
***
La gioia di sapermi al riparo, ma non fu riparo allora
la nostra vocazione di baciarci sotto
le lenzuola. Di giorno ti aggiri davanti
al mondo imbecille e pensi e muori.
La gente parla, spiega, quello che fa il pittore in via Boltraffio,
l'altro che ha messo in piedi una cantina, c'è anche chi ha fatto
la galera, chi ha tentato il suicidio mentre cade
la sera ti ucciderei io se potessi, ti caverei gli occhi
sul letto, l'imperfezione, il difetto
di quella stanchezza metrica d'infanzia
non temere... non durare...
A volte penso che l'amore assomigli a quelle cose
che deve assomigliare a qualcosa che muore.
***
Non che me ne importi molto, alle
dieci di sera, alle tre, alle quattro del pomeriggio
arriva sempre gente un po' speciale.
Nell'ufficio, intonacato di nuovo,
con la voce di grondaia li sentivo
fare i conti, li sentivo singhiozzare la cena
così di colpo, nessuno
se lo aspettava, oppure la versione malattia, quante
cose difficili da nominare, alla fine
si capisce, è stato meglio, non c'era terapia.
Maio dico che da qui, da questo preciso spazio
non ce n'è uno che parli davvero, che queste
cose succedono agli altri, negli intervalli
più soffocati, quasi invisibili, il cuoco
l'impiegato, il suicida, il povero diavolo
con due figli da crescere. Ce n'è una schiera
tutti i giorni di gente che non sa con chi stare
da che parte ci tirano le ombre, se bisogna vivere
con i vivi o con i morti.
Mary Barbara Tolusso Anteprima da Apolide
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