mercoledì 16 marzo 2022

RIFLESSIONI SULLA GUERRA IN UCRAINA

 


                                                    Kiev bombardata dalle truppe russe




(...) La poesia come ultimo rifugio dell'umanità minacciata nella sua essenza è un'impostazione altamente evocativa, in quanto ricorda i celebri poeti - soldati della prima guerra mondiale, che negli stessi mesi di cento anni fa scrivevano le loro profonde testimonianze dal fronte. Proprio a partire dal Novecento, segnato dai due sanguinosi conflitti mondiali, la guerra viene percepita come un'immane tragedia universale, un massacro inutile, un orrore assurdo e senza alcuna giustificazione. E' davvero drammatico che le immagini che i combattenti descrivono e che i media giornalmente e puntualmente ci propongono siano gli stessi simboli della distruzione e della morte di cento anni fa : città sventrate, razzi, missili, carri armati, fosse comuni.

Nelle poesie scritte sotto il fuoco dei lanciamissili Grad si ritrovano paradossalmente le reminiscenze di G. Apollinaire e di G. Ungaretti. E anche se " la colomba pugnalata " ( "La colombe poignardée et le jet d'eau ", da Caligrammes, 1918 di Apollinaire )diventa una "quaglia " abitante delle steppe ucraine avvolte e divorate dalle fiamme, i combattenti ucraini continuano a credere "in un paese innocente" ( Girovago, 1918, Ungaretti ) e di " scontare la morte vivendo " ( " Sono una creatura " 1916, Ungaretti ),mentre nel contempo  continuano una drammatica riflessione universale sull'umanità nella situazione disumana ( " odio questo lavoro ma amo la libertà " ( da  il Diario di Semusal " Ottobre 2014 ).



                                   Tratto  da     Limes ( Rivista di Geopolitica )




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