martedì 8 marzo 2022

IL MALE DI DOSTOEVSKIJ

 


                                                           Dostoevskij sul letto di morte



IL MALE


 Forse pochi filosofi hanno sentito e compreso come Dosoevskij la forza del male, che vince sulle speranze, sugli ideali e sulla Storia dell'uomo. Le pagine più famose di questo autore sono quelle in cui si cimenta nella descrizione della malvagità umana.


Pur non avendo mai affrontato in modo sistematico il problema del male, Dostoevskij offre nei suoi scritti una serie di riflessioni che ci permettono una schematizzazione delle sue idee. Egli giunge a distinguere due tipi fondamentali di male :

il primo è il MALE EMPIRICO, che è il più comune : esso riguarda le passioni, i vizi e i difetti degli uomini. Verso questo tipo di male lo scrittore ha un interesse soprattutto psicologico, come dimostra nella magistrale descrizione di molti personaggi dei suoi romanzi. E' interessante notare che non c'è - da parte sua - nessun atteggiamento di tipo moralistico; anzi appare evidente una profonda comprensione ( d'altra parte  riteneva egli stesso di essere  un uomo pieno di vizi e un grande peccatore ). Possiamo aggiungere che in lui è sempre presente la convinzione che molto spesso il male è un'espressione della libertà dell'uomo e del suo desiderio di autorealizzazione. Questo tipo di male, oltre ad essere individuale, è talvolta anche sociale, e può diventare la caratteristica di una classe o di un intero popolo. Anche in questo caso il giudizio di Dostoevskij - in sostanza - non cambia.

C'è poi il MALE ONTOLOGICO : esso si colloca molto più in profondità e attira in modo straordinario l'attenzione del filosofo. Questo tipo di male non è spiegabile - a differenza del male empirico - con motivazioni psicologiche o sociali; dunque Dostoevskij non cerca di spiegarlo, ma di descriverlo. Il male ontologico si manifesta sia a livello individuale che collettivo. Per quanto riguarda quello di tipo individuale, lo scrittore ci presenta le figure dei " doppi", cioè coloro che hanno subito profonde fratture e lacerazioni nella coscienza, e in particolare quelli in cui  " la passione per le idee " spinge a manifestare fenomeni che possono far pensare a una possessione demoniaca. Nei confronti di questi personaggi Dostoevskij assume un atteggiamento di timore per il fascino spirituale che sprigionano, e che si spande su quanti li circondano. Egle ne teme la forza interiore che li rende capaci di dominare gli altri, di trasformarli, di traviarli. Essi esprimono - più o meno esplicitamente - talvolta a parole, ma più spesso attraverso il comportamento il senso dell'affermazione :" Dio non esiste, perciò tutto è lecito". Con loro non sono efficaci né la ragionevolezza  né la pazienza, né le buone intenzioni. Il personaggio che più di ogni altro incarna questo tipo di male è Stavrogin nel romanzo " I Demoni ". Anche questo tipo di male, però, non è invincibile : a volte è la vita stessa, attraverso fallimenti e delusioni, a portare ad un ripensamento; altre volte sono la sofferenza interiore del " posseduto", o la nausea, il vuoto, l'insoddisfazione, che lo spingono sulla via della guarigione spirituale.

Dostoevskij sostiene che il male ontologico di tipo collettivo è il più terribile. Esso è legato ad alcune idee e alla loro dialettica; prima di tutto a una delle idee che stanno alla base della cultura moderna, quella che di solito è indicata come " Umanesimo non religioso" e che Dostoevskij definiva con termini molto decisi e con grande chiarezza " religione dell'uomo - dio ". Questa nuova religione, che si fonda sulla negazione di Dio e sulla conseguente deificazione dell'uomo possiede - secondo lo scrittore russo - un grande fascino. Un po' alla volta essa inculca nelle menti l'idea che l'uomo è in grado di compiere, con la sola arma della propria razionalità, un cambiamento razionale della società. E in questa nuova società, che sorgerà dalla distruzione di quella attuale, l'uomo vivrà la pienezza della libertà e la piena realizzazione di sé.

Per molto tempo non se ne avvedono le reali conseguenze; poi, piano piano essa penetra e condiziona tutta l'atmosfera della vita collettiva : cambia i valori, i sentimenti e i rapporti, fino a trasformare la società intera in qualcosa che appare al filosofo russo una possessione diabolica collettiva. Si sviluppa in sostanza una dialettica che, partendo dalla promessa della massima libertà dell'uomo e della piena realizzazione di sé, porta al massimo della schiavitù e a una tale oppressione quale  la Storia non ha mai conosciuto.



                                            f.



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