domenica 20 marzo 2022

I TURBAMENTI DI CHRISTINE

 


                                                            Mentre io - turbata - scrivo...




Mentre io - turbata - scrivo,

nel disco della luna piena brilla

la parola che osservo

da quando la colomba mi ha deriso

perché, dallo specchio dell'acqua

senza nome, senza sigillo,

entravo nell'arido.

Non fosse cresciuta

la semina dell'osservazione,

avrei dovuto uccidere luna e colomba,

che sempre mi ingannano

e fanno il nido nel mio albero del sonno

che per questo rinsecchisce.

Spesso una parola brucia

da sé nella sua corteccia,

e allora mando quel cieco

messaggio, che inutilmente si rigira

aggredendo il mio sonno,

mentre nel disco della luna

è in salvo la risposta.



                                                 ***


Sopra un sonno tanto sottile

possono camminare solo gli uccelli.

Sotto, nell'acqua viva,

quel che ha fretta si riproduce

con passi già mezzo volanti.

Oh, quant' è pesante la mia anima!

Chi le ha legato al collo quella pietra

e annodato le ali?

Lei sola deve rimanere ferma là sotto

eppure è la madre degli uccellini frettolosi

e un tempo su profondissime acque

raggiunse l'isola luccicante.

Ora tende l'orecchio verso l'alto,

ora lo tende verso il basso,

e mentre su quel sottilissimo sonno

camminano impettiti come uccelli i pensieri lievi,

lei sotto tamburella sulla sua pietra :

sia lode a Dio nell'alto dei Cieli!



                                               ***


Ti ho tuffato nella mia rabbia!

E ora sei d'acciaio sopra la terra

e sotto - mansuete - avanzano le tue radici

tra pietre cingolanti.


Non portarmi il grano! Non sono io che ti ho reso acciaio

per saziarmi o addormentarmi :

e me spetta la metà di quella mela

che matura ora tra i rami dell'albero del serpente.


Spada o giglio - tu li sei entrambi a metà

voglio scagliare in alto la tua affilatezza,

essere dolce sorella della terra 

e indurre in tentazione Dio come lui ha fatto con me.


Ti ho tuffato tre volte nel mio cuore

e ti ho ordinato di contraddirlo,

ma ti ho ricoperto con l'acciaio della rabbia;

ora porta a suo figlio la mia metà della mela!



                                             ***


Mi hai strappato fuori da ogni gioia,

ma io soffrirò soltanto

solo e unicamente finché

ne avrò voglia io, Signore.

In uno stato di ferocissima superbia

e di coraggio iracondo ti sto davanti.

Solleva la tua mano e fustigami,

vedrai che salterò sempre più in alto

e tu mi avrai sempre davanti agli occhi,

una piccola sfera rossa e iraconda.

Ogni punto mi scaglia di nuovo verso te,

perché tu mi hai strappato via da quell'unico punto

in cui ero cuore, gioiosa e tenera come un uccello,

per poi appallottolarmi

e scagliarmi nel dolore eterno.



                                               ***


Se mi lasci entrare, prima che si sveglino i tuoi galli,

starò al tuo servizio nella casa di ossa,

batterò il tamburo del cuore, prosciugherò il tuo respiro

e innaffierò tre volte la rosa sacra

al mattino, a mezzogiorno, a sera.


Se mi lasci entrare, prima che i miei occhi brucino,

scioglierò dentro di me la tua immagine riflessa e la libererò

per renderlo re sopra gli angeli

e lo proporrò a Dio come sua copia

piena di fede, di speranza, di amore.


Se mi lasci entrare, prima che le mie ali si spezzino,

decapiterò per te la morte e con la serpe nove volte

estirperò la radice della pena e la mangerò.

Poi prenderò per te dal plesso solare

il pane, il vino e la colomba.



                                                      ***


Dimentica il tuo ciarpame, Creatore!

O sarai creatore di chi è cadavere e lo  rimane

e si unisce alla terra

ben più volentieri che al cielo.

Vai, continua ad ammantare i gigli,

corrispondi pure ai passeri con il miele vergine -

io vivo di ruggine e muffa.

Tu dici che questo non mi sazia

e blateri della città di Dio

che molti conquistano con il digiuno.

Non io! mi piace vivere nell'argilla

per diventare pietra e tuttavia

mai esserti di peso.




                          Christine  Lavant     trad. di A. Ruchat



Le liriche qui pubblicate provengono da una scelta di 81 poesie - tratte a  loro volta dalle quattro principali raccolte di Christine Lavant -curata nel 1987 da Thomas Bernhard, che voleva in questo modo non solo far conoscere questa poeta, ma tributarle una prova di riconoscenza. A proposito di questa raccolta, Bernhard scriveva : " La nostra poetessa è tra le più interessanti e merita di essere conosciuta dal mondo intero. La Carinzia che rende malinconici, privi di spirito, lontani dal mondo ed estranei ad esso, è stata fatale per due sorelle nella poesia : Bachmann e Lavant... Ma è da questa Carinzia terribile e priva di spirito che le due persone sono nate ".


E io mi fido nel modo più assoluto del giudizio di Thomas Bernhard.



                                     frida



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