domenica 10 febbraio 2019

TESI ANORESSICHE 2


(…) Nel mio libro L' ultima cena: anoressia e bulimia , con la
       definizione dell'anoressia- bulimia come malattia d'amore,
       intendevo emancipare i cosiddetti disturbi alimentari da
       semplici disfunzioni della macchina - corpo. Questo legame tra
       anoressia e amore è stato ben colto già da Winnicott quando
     osservava come la presenza nei bambini di disturbi dell'appetito
   andasse ricondotta sempre a un dubbio del bambino nei confronti
    dell'amore materno. Incontriamo del resto molto frequentemente
   situazioni di esordio dell'anoressia chiaramente legate a un lutto,
   a una perdita di un oggetto d'amore significativo, oppure a una
   cattiva, quando addirittura non traumatica, iniziazione ad un
   discorso amoroso.Una mia paziente, divenuta anoressica dopo la
   rottura improvvisa di una sua relazione significativa, interpretò
   da sé la sua scelta dell'anoressia come una risposta al trauma del
   tradimento perché si sarebbe concentrata a senso unico su se
   stessa, sul controllo delle calorie, del peso, etc... escludendo così
   il mondo dei rapporti sentimentali da ogni suo interesse. L'
   anoressia aveva avuto per lei la funzione di una anestesia
   affettiva . Affermava di vivere come " gelata", priva di emozioni.
   Allo stesso modo possiamo verificare facilmente come un segno
   importante di guarigione sia il riattivarsi di un interesse libidico
   verso l'altro sesso o, più in generale, verso il mondo delle
   relazioni affettive. Questo segno è per noi di gran lunga più
   significativo dell'aumento di peso o del ripristino di una
   condizione cosiddetta " normale" dell'appetito e dell'
   alimentazione. Se l'anoressia è una gelificazione della vita, la
   cura dell'anoressia consiste in una sua vivificazione. Si tratta,
   come si esprimeva un'altra paziente, di " recuperare la sensibilità
   degli arti, delle mani, delle gambe, delle dita, del corpo intero
   così come succede a qualcuno che si è assiderato e che deve
  lentamente riacquisire il contatto con il proprio corpo.  (…)



                  Massimo  Recalcati  da    Elogio del fallimento


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