sabato 9 febbraio 2019
ELOGIO DEL FALLIMENTO 3
(…) Il disagio della giovinezza è generato dall'incontro con l'
impossibilità che l' Altro possa garantire il desiderio del soggetto.
Le identificazioni infantili che ci hanno protetto dalla contingenza
traumatica del desiderio e che ci hanno offerto un'appartenenza
più o meno sicura al luogo dell' Altro,si disfano e lasciano il posto
all'emergere di una singolarità che non può più subordinare la
propria soddisfazione a quella dei suoi genitori. L'adolescenza è
il tempo di uno strappo che esige però anche la forza di sostenere
questo gesto nel tempo, nel tempo della soggettivazione. Quando
lo strappo necessario non è sostenuto soggettivamente nel tempo,
può dare luogo - come la clinica dell'adolescenza ci mostra - a
derive dissipative. La separazione può confondersi con la
dissoluzione, la soggettivazione come una rivolta senza pace.
Pensiamo,tra i tanti esempi possibili, all'esperienza tossicomanica
o a quelle dell'anoressica.Le anoressie possono essere - in effetti-
una risposta che finisce per assolutizzare la separazione, per
declinarla come in una opposizione pura verso l' Altro. Se l'Altro
della garanzia e della protezione non esiste o nasconde la sua
inesistenza rivelandosi soffocante o superegoico, onnipresente,
l'anoressia è un tentativo di rispondere a questa inesistenza
cementando il corpo, compattandone l'esistenza, escludendo la
contingenza dal desiderio, separandolo dal desiderio dell' Altro.
Si tratta di provare a far esistere l' Altro per il tramite di un corpo
che assume i caratteri di un fascio, di una lega, di un minerale.
Come se il corpo dovesse essere salvato dal rischio della
contaminazione con l'imprevedibilità del desiderio. Se il disagio
della giovinezza scaturisce dall'incontro con l'esistenza dell' Altro,
la tentazione è sempre quella di risolvere questo disagio
riabilitando un Altro ideale in grado di rassicurare la vita dal
rischio della vita. Ma il prezzo di questa riabilitazione può essere
proprio la sterilità dell'albero. L' anoressia è un nome preciso di
questa sterilità. Non c'è in realtà alcuna possibilità per l'essere
umano di fare a mano dell' Altro. Il desiderio - ripete sempre
Lacan - è sempre dell' Altro. (…)
Massimo Recalcati da Elogio del fallimento
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