giovedì 21 febbraio 2019
QUASIMODO A SIBILLA 3
Sondrio 26 Aprile 1935
(…) Amore,
non soffro leggendo Amo , ma sono come umiliato. Come tardi
entro nella tua vita! Tu hai la voce dolce ancora per l'amato,
sei capace - forse - di più sovrani abbandoni. Ricordo il tuo
pianto nella notte di Lecco: che cosa volevi donarmi di più in
quell'ora? So. Certo aspettavi il miracolo - tu Sibilla - della
trasfigurazione. Hai pregato e tremato per la tua carne. La
Dea era con noi. Udivo in te correre il suo giovane sangue.
Batteva fertile per ogni minuta costellazione di cellule.
Tu eri - come sempre - adolescente e mitica.
Io sono l'ultimo che prende gioia dal tuo grembo. Non vorrei
essere stato il primo, poi che tanto male ti venne da esso. Ma
come posso sognare di essere l' ultimo che vide Sibilla nuda
giacersi per amore?
T' attendo qui quando vorrai. Alla stazione chiederai dell'
Albergo Stazione. Io, dalla mia stanza, che è il numero 33 del
terzo piano, scenderò verso le 22,30 in cerca di te. E' meglio
che si appaia estranei.Tu verso quell'ora ( non saprò il numero
della tua stanza ) aspettami vicino la porta socchiusa del tuo
alloggio. Il sabato e la domenica ci vedremo a Milano in quell'
albergo di Porta Genova. Ma poi ne riparleremo con maggior
calma. Domani andrò a Milano e lunedì aspetto tue notizie
qui.
Scriverò a Pavolini, ma non ora.
Mi dirai - poi - della tua lettera non spedita.
Addio. Amami. Ti desidero.
Tuo
Virgilio (…)
Salvatore Quasimodo da A Sibilla
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