mercoledì 17 novembre 2021

IL PRIMO DIO DI CARNEVALI 2


 (...) Dovrei fermarmi davanti alla tua tomba, fiero dell'antica pena e terribile per l'omaggio che ti reco. Il tuo capo, nel piccolo cimitero di quella piccola città, poggia contro il muro. Oltre il muro uno spazio incolto, alti fili d'erba percorsi dal gemito di insetti d'ogni genere, grandi e piccoli. Ti vidi morta : eri bella con la faccia colore della terra. Davi un senso di tranquillità. Un dottore imbecille aveva diagnosticato il tuo caso un semplice raffreddore, mentre era tetano, e glielo dicesti tu che cos'era. Non so se ho mai visto una bocca più bella di quella di mia madre. Era sinuosa, dalle labbra piene, e sensuale, larga ma bella e anche la grande purezza della fronte ricordo bene. Dovete sapere che avevo solo nove anni quando morì. Madre, ti ricordi del bambino che non ti lasciava mai sola, che ti seguiva dappertutto con un' insistenza che deve averti spesso esasperata. C'è un'atroce usanza in certe cittadine del Piemonte per cui, quando uno entra in agonia, mandano per l'occasione uno speciale rintocco, così che spesso il malato capisce che le campane suonano per lui, per annunciarne in anticipo la morte. Mia madre, che non poteva più parlare, mi accarezzò il capo e mi affidò a sua sorella. Poi fece un gesto, per indicare il suono delle campane e col dito si toccò il petto per dire " suonano per me". Di me che cosa posso dirti - madre - se non che dai quindici anni in su ho sprecato in malattia una buona metà della mia vera vita. Che cosa posso dirti che debba darti un'idea delle sofferenze che ho patito? Oh, potessi, madre, appoggiare la mia guancia alla tua! Eppure tu mi battevi, mi battevi finché il sangue non mi usciva dalle narici e dalla bocca. Ma non ho niente da perdonarti. Mater dolorosa, tu hai sofferto abbastanza per guadagnarti non uno, ma sei paradisi. Madre, se la terra si potesse spremere come un limone, ne verrebbe fuori dolore, dolore e dolore. E' da tanto tempo che la terra è così avara con i suoi figli. Stringe al petto solo i morti: gli altri sono costretti a camminare, portando in un fardello tutte le loro pene, la loro rabbia e le loro inutili vite. Mater dolorosa, tu appartieni al circolo dei sofferenti, grande quanto il mondo. (...)



                    Emanuel  Carnevali   da    Il primo Dio



Dedico questo brano di Carnevali ( come figlia e come madre ) a tutte le donne violate, sfruttate, abusate ( e non solo nell'età della giovinezza ), perché trovino un riscatto alla loro vita e perché imparino prima di ogni altro dovere quello di rispettare se stesse. E magari  a volersi un po' più di bene.



                                                frida




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