martedì 10 settembre 2019

FERNANDO E IL MARE

 
 
 
     Oh mare, quanto del tuo sale sono lacrime…
 
 

QUANDO, LIDIA, VERRA' IL NOSTRO AUTUNNO

Quando, Lidia, verrà il nostro autunno
con l'inverno che ha in sé, riserviamo
un pensiero, non alla futura
                     primavera, che è di altri,
né all'estate, di cui siamo morti,
ma a quel che resta di ciò che passa -
il giallo presente che le foglie vivono
e le rende differenti.


                                       ***

QUANTA TRISTEZZA…

Quanta tristezza e amarezza affogano
nel disordine della vita angusta! Quante
avversità meschine
ci opprimono supreme!
Felice il bruto che nei verdi campi
pascola, per se stesso anonimo, ed entra
nella morte come in casa;
o il saggio che, perduto
nella scienza, la futile vita eleva
oltre la nostra, come il fumo che alza
braccia che si disfano
in un cielo inesistente.


                                               ***


MARE PORTOGHESE

O mare salato, quanto del tuo sale
sono lacrime del Portogallo!
Per attraversarti, quante madri hanno
pianto!
Quanti figli invano hanno pregato!
Quante spose rimaste da sposare,
perché tu fossi nostro, o mare!

Ne valse la pena? Tutto vale la pena
se l'anima non è piccina.
Chi vuole andare oltre il Bojador,
deve andare oltre il dolore.
Dio diede al mare il pericolo e l'abisso,
ma è in esso che si specchiò il cielo.


                                                 ***

LE ISOLE FORTUNATE

Che voce viene col suono delle onde
che non è la voce del mare?
E' la voce di qualcuno che ci parla,
ma che - se ascoltiamo - tace,
per aver voluto ascoltare.

E solo se, ancora dormendo,
senza sapere chi udire, udiamo,
che essa ci dice della speranza
a cui, come a un bambino
dormiente, dormendo sorridiamo.

Sono le isole fortunate,
sono terre senza aver luogo,
dove il Re dimora aspettando.
Ma, se andiamo svegliandoci,
tace la voce e c'è solo il mare.


                                         ***

IL MARE

Qui sul bordo della spiaggia, muto e contento del mare,
senza più nulla che mi trattenga, nulla da desiderare,
farò un sogno, avrò il mio giorno, chiuderò la vita
e mai cadrò in agonia, perché dormirò all'istante.
La vita è come un'ombra che passa sopra un fiume
e come un passo su un tappeto di una stanza che giace vuota;
l'amore è un sonno che giunge per quel poco essere che si è;
la gloria concede e nega; non ha verità la fede.
Per questo sul bordo bruno della spiaggia muta e sola,
ho l'anima fatta piccina, libera di pena e di dolore;
sogno senza quasi più essere, perdo senza aver mai avuto
e ho cominciato a morire molto prima di aver vissuto.
Datemi - dove qui giaccio - solo una brezza che passa,
non voglio nulla dal caso, se non la brezza sulla faccia;
datemi un vago amore di quanto mai avrò,
non voglio né piacere né dolore, non voglio né vita né legge.
Solo, nel silenzio circondato dal suono brusco del mare,
voglio dormire quieto, senza nulla da desiderare;
voglio dormire nella distanza di un essere che mai fu suo,
toccato dall'aria senza fragranza della brezza di qualsiasi cielo.



                    Fernando  Pessoa   da     Mare del Portogallo



2 commenti:

  1. pessoa, forse tra i più esoterici degli scrittori moderni, ha sempre avuto due effetti su di me: arricchimento e impoverimento. nella stessa misura.

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    1. Esattamente.
      Attraverso la sua persona, la sua vita e la sua poesia, apprendiamo ciò che siamo nella nostra essenza: ciò che ogni essere umano è. Lui ( e i suoi eteronimi ) è una perfetta cassa di risonanza di questo. E tale è la parte di arricchimento che presuppone consapevolezza, ovvero " costruens".
      D'altra parte, ciò che scopriamo di noi non sempre ci piace: a volte ci sconcerta, ci impaurisce, ci fa vergognare, e da questo nasce un senso di avvilimento e di desolazione che può raggiungere la disperazione e l'annichilimento. Trattasi della " pars destruens", cui dobbiamo far fronte spesso faticosamente.
      Potremmo dire che con la sua profonda complessità, Pessoa, possa essere considerato un antesignano della moderna psicoanalisi.

      Grazie per il tuo intervento che mi ha permesso di esprimere il mio pensiero.

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