sabato 28 settembre 2019

SYLVIA E TED

 
 

                                          I loro gemiti profondi strisciavano sul pavimento…


ODE PER TED


Dove preme lo stivale del mio uomo
spuntano verdi germogli di avena:
egli dà nome a una pavoncella, mette in rotta i conigli
correndo agile all'irta
siepe di rovo; di soppiatto
stana la volpe rossa, l'astuto ermellino.

Le talpe - dice - montagnole d'argilla,
sgusciano fuori dalle scavate dimore dei lombrichi;
vello turchino hanno le talpe; con un colpo di selce
spacca un quarzo nocchiuto;
maturano i colori scorticati
ricchi, bruni, a sorpresa sotto il sole.

A una sua sola occhiata, la stenta terra dona messi:
ogni campo solcato dal suo dito
spinge fuori stelo, foglia, fruttiferi smeraldi;
il chicco lucente che germoglia di rado
egli lo trae innanzi tempo al suo volere;
all'imperioso cenno della sua mano nidificano gli uccelli.

I colombacci posano volentieri nella sua foresta,
intrecciano canzoni intonate al suo umore
quando passa; come potrebbe non essere felice
oltremisura la donna di codesto adamo
quando la terra tutta convocata dalle sue parole
sorge a lordare il sangue di un tal uomo?


                                   Sylvia  Plath


                                             ***          

CANZONE D' AMORE

Lui la amava e lei lo amava
i suoi baci le suggevan via l'intero passato e futuro o così tentavano
lui non aveva altro appetito
lei lo mordeva lei lo morsicava lei suggeva
lo voleva completamente dentro di sé
sano e salvo per sempre e poi sempre
le loro piccole urla svolazzavano nelle tende;

gli occhi di lei volevano che nulla si perdesse
gli sguardi di lei gli inchiodavano polsi mani gomiti
lui la avvinghiava stretta così che la vita
non la trascinasse via da quel momento
lui voleva che tutto il futuro cessasse
lui voleva con le sue braccia buttarsi intorno a lei

dall'orlo di quel momento e nel nulla
o durevole o quel che ci fosse
l'abbraccio di lei era un torchio immenso
a stamparselo nelle sue ossa
i sorrisi di lui erano soffitti di un palazzo incantato
ove non vi giungerebbe mai il mondo reale
i sorrisi di lei erano morsi di ragno
così lui giacerebbe immoto fino a che lei non si sentisse affamata
le parole di lui erano esercizi d'occupazione
le risate di lei erano tentativi d'assassinio
gli sguardi di lui erano proiettili pugnali di vendetta
le occhiate di lei erano spettri nell'angolo con orribili segreti
i sussurri di lui erano fruste e stivali
i baci di lei erano avvocati che non smettevano di scrivere
le carezze di lui erano gli ultimi appigli di un naufragio
i trucchi d'amore di lei erano frantumazioni di legami
e i loro gemiti profondi strisciavano sul pavimento
un animale trascinante una grossa trappola
le promesse di lui erano il bavaglio del chirurgo
le promesse di lei scoperchiavano il teschio
lei se ne farebbe fare una spilla
i giuramenti di lei gli mettevano gli occhi in formalina
sul fondo del suo cassetto segreto
le loro urla si appiccicavano alla parete

le loro teste si staccavano nel sonno come le due metà
d'un melone spaccato, ma è duro da smettere l'amore

nel loro sonno intrecciato si scambiavano braccia e gambe
nei loro sogni i loro cervelli prendevano l'un l'altro a ostaggio

il mattino portavano l'uno il viso dell'altra.


                              Ted  Hughes


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