martedì 24 settembre 2019

LA RIDICOLA IDEA DI NON VEDERTI PIU' 1

 
 

"A volte ho l'idea ridicola che tuto questo sia un'illusione e che tornerai…"  ( M. Curie )


(…) Il vero dolore è indicibile. Se riesci a parlare di ciò che ti
       angoscia, sei fortunato: significa che non è così importante.
       Perché quando il dolore ti cade addosso senza palliativi, la
       prima cosa che ti strappa via è la Parola. E' probabile che tu
       riconosca quello che dico: forse lo hai provato perché la
       sofferenza è una cosa comunissima in tutte le vite ( così come
       la gioia ). Parlo di quel dolore che è così grande che non
       sembra nemmeno nascerti dentro, ma è come se fossi stata
       sepolta da una valanga. E così rimani. Tanto seppellita sotto
      quelle sassose tonnellate di pena da non poter neanche parlare.
      Sei sicura che nessuno ti sentirà.
     Adesso che ci penso,in questo il dolore è molto simile alla follia.
     Nell'adolescenza e nella prima giovinezza ebbi diverse crisi di
     angoscia. Erano attacchi di panico repentini, nausee, sensazioni
     acute di perdita della realtà, terrore di stare impazzendo. Ho
     studiato Psicologia all' Università Complutense proprio per
     quello: perché pensavo di essere pazza. In realtà, credo che
     questo sia il motivo per cui il novantanove per cento dei
     professionisti del settore studia psicologia o psichiatria ( il
     rimanente uno per cento è figlio di psicologi o psichiatri,e quelli
     sono messi ancora peggio ). Sia chiaro, non mi sembra un male
     che sia così: avvicinarsi alla pratica terapeutica avendo
     conosciuto cos'è lo squilibrio mentale può darti più
     comprensione, più empatia. A me quelle crisi d'angoscia fecero
     aumentare la conoscenza del mondo. Oggi sono contenta di
     averle avute: così ho saputo che cos'era il dolore psichico, che è
     devastante per quanto ineffabile. Perché la caratteristica
     essenziale di ciò che chiamiamo follia è la solitudine, ma una
     solitudine monumentale. Una solitudine tanto grande che non
     entra nella parola solitudine e che non si può nemmeno
    immaginare, se non la si è provata.E' sentire che sei disconnessa
    dal mondo, che non potranno capirti, che non ha Parole per
    esprimerti. E' come parlare una lingua che nessun altro conosce.
    E' essere un astronauta che galleggia alla deriva nella vastità
    nera e vuota dello spazio esterno. E' di quel tipo di solitudine
    che sto parlando.E nel vero dolore,nel dolore - valanga, succede
    qualcosa di simile. Sebbene la sensazione di disconnessione non
    sia così estrema, anche in quel caso non puoi condividere né
    spiegare la tua sofferenza. Lo dice anche la saggezza popolare :
    Tizio è impazzito di dolore. La pena acuta è un'alienazione.
    Taci e ti chiudi in te stesso.  (…)


Rosa  Montero  da  La ridicola idea di non vederti più ( La storia di Marie Curie e la mia )


2 commenti:

  1. non sei sola. e nel dolore, nella dignità con cui lo esponi, raggiungi una forma elevata di meraviglia.

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  2. Questo è molto più di un commento.
    E' un sentire che suscita commozione.
    Grazie

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