domenica 15 settembre 2019

MEDIANOCHE DEL MUNDO

 
 
 
          La mia casa è il desiderio…
 
 
                                                              
IL RUMORE DELL' AUTUNNO

Penso al rumore dell'autunno, a quel suono
di uragani che abbandonano le ombreggiate colline
e si arrampicano su scogliere come scalatori inferociti.

Penso al rumore di passi veloci, dozzine di bambini
che non osano guardare la casa invecchiata,
la finestra senza cornice e la sagoma che volta la testa. E volta
la testa. E volta  la testa che è soltanto zigomi e bocca.

Penso al rumore che sprofonda nella polvere centenaria.
La polvere dove un piede può conoscere l'intimità
e quel che affonda non è un'orma ma un uomo intero.

Penso al gracchio del corvo dietro la fuga della lepre,
al rumore di parole senza vita che cadono sul prato,
al suono dei passi che le frantumano senza notarle,

al sibilo delle sottili betulle che si asciugano,
a quella respirazione che è un nome,
un nome di donna, un nome sacro, senza sillabe,
con campane che raddoppiano al posto delle sillabe.

Penso all'impronta di un piede immenso, al rumore
della città che accende le stufe, al passaggio
del fumo attraverso gli interminabili camini,

penso a tutto quello che non dovrebbe essere ricordato
e ripeto la preghiera già ripetuta una volta e una volta ancora,
e una volta e un'altra volta ancora lungo la mano indurita,
l'inevitabile mano per toccare il centro del silenzio del mondo.


                                         ***

MATTINO DI NOVEMBRE

Novembre pende dalle finestre,
si stira e si congela. Le nuvole grigie
di neve si schiantano sui tetti.
La neve è bianca come la pelle dei conigli spellati.
I conigli appena nati non possono illuminare
una tana. Radici
trasparenti, resti d'ombra e di legumi,
e un odore amaro e selvaggio e così antico
come l'istinto di sopravvivenza.
Novembre affonda come il piede di una ballerina
nel centro dell'aria, s'impenna, gira,
ulula, è un anziano, una barba piena di api,
un agnellino che pascola per le colline levigate.
Novembre è una veglia bianca
inclinata come una ragazza prima di lanciarsi
da un trampolino sul bordo del mare.
Quasi scosceso, quasi gru e quasi ombra di gru
sui bambini che scivolano sull'erba.
Il mondo è freddo e non ho figli, né moglie né familiari.
Sussisto possedendo il nulla.
La mia casa è il desiderio.


                                          ***

APPARTENENZA

Quando vieni al mondo comprendi
di chi è il mondo, e ti dici
ci dev'essere qualcosa di più, qualcosa di semplice
come il colore del tè,
come la musica prodotta da un tamburo,
come una notte che sfocia nel mattino.
E' possibile? Nelle crepe delle tegole
e tra le pietre crescono piccoli fiori.
La cosa minuta sempre si fa strada.
L'unica verità è che fa freddo sia al nord
che al sud, e c'è qualcosa, un filo
che tutto congiunge. La bellezza prevale
sulle montagne e nelle zone paludose.
I granchi sono rossi. Il topo di campo
e la gru hanno zampe rosate.
E ogni percorso fa il giro della terra
e arriva sempre allo stesso posto
non importa se avanziamo verso est o ovest.
Sono stanco.Ho ripreso a pensare alla morte.
Sono tornato a domandarmi: è possibile?
Mi sono visto attraversare la colonna di polvere
e afferrare dal pavimento un istante di lucentezza,
una pallottola che lascio sulla mia lingua,
una parola inutile.Un sorso d'inesauribile passato.
Sulla superficie dell'acqua cresce una zanzara
ed è sempre così ed è stato sempre così.
Ci sono molte porte aperte, molti piatti
stracolmi di cibi fumanti,
c'è molto di tutto, perfino allegria,
perfino buone abitudini, c'è chi
applaude all'alba, altri che scattano foto
al crepuscolo della sera; ci sono uccelli
che non temono né gli uomini né i bambini.
Ci sono piccoli cavalli nelle praterie,
volpi che fiutano la spazzatura,
piazze dove un'anziana suona il flauto a canne,
e un solo osservatore, una sagoma la cui
mano disegna una croce nell'aria, un movimento
che imita quello di chi dipinge
la figura di un bufalo sul basalto,
la bellezza che resiste all'oscurità della grotta,
l'evento più vicino all'eternità che conosciamo.
Il giorno inizia sulla punta
di ogni filo d'erba.



                  Jorge Gàlan     da     Medianoche del mundo


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