domenica 22 settembre 2019

LA FELICITA' DEL GALLEGGIANTE

 
 

                                                             Vorremmo infinire, non morire…


L' IO NON NARRANTE

Mi solletica uno strano inizio
- qui - sulla punta delle dita.
Sento gemere
un sottile rivolo di vita
che zampilla, e s'inanella in riso,

e rido la mia storia che non viene,
non vi racconta niente, si trattiene,
al massimo promette:

un volo d'aquila planante
sopra una terra ròsa appena arata,
- sull'argine rimasto… -
e subito quei vermi tutti all'aria.

Così,
un io non narrante, un vento
qualcosa che si sposta
e svaria.


                                            ***

CARONTE BUONO

Caronte buono, tienimi la mano.
Dicono di te cose molto scure.
Io che invece so mi affido.
Per me viaggiare
per mare
è il piacere che s'avvera,
come trovare
una conchiglia rara
intera.

Ti penso come i pescatori della sera
la luce fioca al gozzo
ridipinto l'inverno,
intenti a rimestare la minestra.


                                                    ***

LA PROFEZIA DEL TIMONIERE

Vedi com'è già lontana,
fil di terra,
la nebbia che la mancanza se la mangia.

Ti chiedo in miglia la distanza.
Mi rispondi che una barca,
la tua,
mette una giornata lunga
e non arriva a sera.

Lo spazio? E' tutto il nostro tempo.

Allora quanto mare
mi durerà la vita - chiedo -
quante le navi lente all'orizzonte,
e quanto rabido scrosciar di vento
e pioggia…
Tremo, e qui mi  salvi, dici
- mollemente la tua mano poggia
sul timone -
che dipende
dalla direzione.


                                                ***

LA NOSTRA PIZZERIA

Ambulare in tenebris
ma per mano
in questa sera afosa cittadina,
così turpiter elapsa la vacanza.
E se vacare è stare senza,
incamminiamoci a riprendereomnia quae erant, le nostre cose,
il mazzo delle chiavi il fumo,
della birreria,
la borsa con i paperi, le anfore di rame,
la collezione di rane.
 
L'insegna ci sorprende, e poi la vetrina:
han rifatto con i tavolini nuovi
la nostra antica tana pizzeria.
Anni ci sommergono come frane.
La fame rabbia ingorda la rovina.
 
 
                                              ***
 
ULTIME SCUSE
 
Finiranno queste parole, secche
di colpo come una fonte a tempo,
una pompa meccanica, un canale.
 
Perdona l'impassibile tristizia
di questa fine, finale discorso
che per nostra imperizia coincide
coll'improvviso taglio dei tuoi anni.
 
Vorremmo infinire, non morire,
debellare i malanni,
non compiere o incompiere
opere di creta, blocchi di marmo
da squartare, parole da sbozzare.
Scrivere :
che valga
soltanto a perpetuare
una mestizia?
 
 
 
                  Paola  Mastrocola   da    La felicità del galleggiante
 


Su richiesta  traduco l'  Adieu  ( L' Addio )

Ah le tue mani che sudano, mi spingono lontano, più lontano
da te e dal nostro passato.

Con l'anima in pena, tu mi vedi affranto,
ma non hai un nessun momento di rimpianto.

Tra noi tutto è già stato detto,
ma i nostri corpi non cessano di parlare.

Allora lasciami sentire che non è che un addio,
mentre mi offri il tuo ultimo sospiro.

Balla con me questo ultimo tango,
lasciami entrare nella tua pelle…

E anche se tutto sarà perduto,
malgrado ogni cosa sia stata prevista,

allora, e solo allora mi arrenderò al sonno,
a un sonno senza risveglio…


                                     …….

Oh le tue mani, le tue mani che mi spingono lontano,
sempre più lontano e senza un destino…


                              ( f )






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