venerdì 27 settembre 2019

CON IN BOCCA IL SAPORE DEL MONDO 1

 
 

" Gli uomini d'intelletto, educato al culto della Bellezza, conservano sempre - anche nelle peggiori depravazioni - una specie di ordine " . ( G. D' Annunzio )



IL MERCOLEDI' DELLE MIE CENERI  ( G. D' Annunzio )

(…) Me ne sono andato come un attore sulla scena. La sera di
       Carnevale, pochi minuti fa, all'ora del crepuscolo.Dalle labbra
       non mi è uscito nemmeno un sospiro. Avevo sfiorato la morte
       così tante volte, che quasi pensavo non arrivasse più. Ma l'ho
       sempre detto che sui tavoli piccoli si lavora meglio, e anche
       morire è un lavoro che richiede fatica, e stile.
    Avrei potuto lasciare tutti a bocca aperta con un'ultima impresa,
    beffare il mondo un'altra volta come avevo beffato la marina
    inglese a Buccari o l'esercito austriaco quando volai su Vienna.
    Sparire su una mongolfiera o un dirigibile sopra il Polo Nord,in
    un viaggio senza ritorno, tra i ghiacciai puri e incorrotti con il
    cuore ibernato in una montagna di cristallo.Ma in fondo è giusto
    così: nessun rimpianto. Per uno come me non ci poteva essere
    luogo migliore che questa scrivania, il vero teatro di tutte le mie
    avventure.
    Ho reclinato la testa, toccato un'ultima volta con la punta delle
    dita questo legno così familiare, masticato un verso che nessuno
    potrà più sentire.
    La morte ha il sapore di una poesia incompiuta.
    Presto si alzerà il lamento delle donne e riempirà la casa. Mi
    porteranno a letto, mi distenderanno.Poi cercheranno di mettersi
    in contatto con Roma. E Mussolini, dall'altro capo del telefono,
    dirà : " Finalmente".
    Subito dopo comincerà la girandola delle ipotesi: è stato un
    cocktail di droghe; lo hanno avvelenato i tedeschi, perché quel
    pagliaccio con i baffetti alla Charlot non gli era mai piaciuto:
    si è tolto la vita. Ma saranno soltanto voci, che non smetteranno
   di correre. Anche se gli arsenici li avevo a portata di mano, sul
   mobiletto vicino alla biblioteca. E la data, sì, la data… non avrei
   potuto trovarne una più adatta.
   L'ultimo giorno di festa. L' ultima sera in cui indossare una
   maschera. Le luci di un interminabile veglione che si spengono.
   E quest'aria da epilogo, che si respira ormai in tutto il
   continente e che è giunta fin qua, fino alla mia villa isolata come
   un monastero.
   Domani sarà il mercoledì delle mie ceneri. Nessuno chiederà l'
   autopsia di questo corpo stanco.Mi faranno sparire rapidamente.
   Sono diventato un ingombro già da molto tempo. Il regime mi
   considerava un cadavere ambulante, un uomo sopravvissuto a
   se stesso, un comandante senza truppe, un maestro senza
   discepoli. Anche l'anno - in fondo - è perfetto. Il 1938. Con me
   cala il sipario sull'ultimo carnevale della lunga epoca che ho
   vissuto: l'intero teatro dell' Europa sta per andare a fuoco, la
   rovina è già alle porte.


                          Non piangere più. Torna il diletto figlio
                          a la tua casa. E' stanco di mentire.
                          Vieni, usciamo: tempo è di rifiorire.
                          Troppo sei bianca: il volto è quasi un giglio. 


                Fabio Stassi   da    Con in bocca il sapore del mondo

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