giovedì 18 giugno 2020

MARIO LUZI NEL MAGMA





                                               Non in questa vita...in un'altra...


MENAGE

La rivedo ora non più sola, diversa,
nella stanza più interna della casa,
nella luce unita, senza colore né tempo, filtrata dalle tende,
accanto al giradischi tenuto basso.
" Non in questa vita, in un'altra " folgora il suo sguardo gioioso
eppure più evasivo e come offeso
dalla presenza dell'uomo che la limita e la schiaccia.
" Non in questa vita, in un'altra " le leggo bene in fondo alle pupille.
E' donna non solo da pensarlo, da esserne fieramente certa.
E non è questa l'ultima sua grazia
in un tempo come il nostro che pure non le è estraneo né avverso.
" Conosci io marito, mi sembra" e lui sciorina un sorriso importunato,
pronto quanto fuggevole quasi voglia scrollarsela di dosso
e ricacciarla indietro, là da una parete di nebbia e d'anni;
e mentre mi s'accosta ha l'aria di chi viene
da solo a solo - tra uomini - al dunque.
" C'è qualcosa da cavare dai sogni?" mi chiede fissando su di me
i suoi occhi vuoti
e bianchi, non so se di seviziatore, in qualche villa triste, o di guru.
" Qualcosa di che genere? " e guardo lei che raggia tenerezza
verso di me dal biondo del suo sguardo fluido e arguto
e un poco mi compiange - credo - d'essere sotto quelle grinfie.
" I sogni di un' anima matura ad accogliere il divino
sono sogni che fanno luce; ma ad un livello più basso
sono indegni, espressione dell'animale e basta " aggiunge
e punta i suoi occhi impenetrabili che non so se guardano e dove.
Ancora non intendo se m'interroga
o continua per conto suo un discorso senza origine né fine
e neppure se parla con orgoglio
o qualcosa buio e inconfondibile gli piange dentro.
" Ma perchè parlare di sogni" penso
e cerco per la mia mente un nido
in lei che è qui, presente in questo attimo del mondo.
" E lei non sta facendo un sogno?, riprende mentre sale dalla strada
un grido di bambini, vitreo, che agghiaccia il sangue.
" Forse, il confine tra il reale e il sogno..." mormoro
e ascolto la punta di zaffiro
negli ultimi solchi senza note e lo scatto.
" Non in questa vita, in un'altra " esulta più che mai
sgorgando una luce insostenibile
lo  sguardo di lei fiera che ostenta altri pensieri
dall'uomo di cui porta - e forse li desidera - le carezze e il giogo.


                                             ***

PRIMA DI SERA

" Credi, credi di conoscermi",
recita lei quasi parlando al vento
e osserva controsole la polvere
strisciare sullo stradone deserto.
" Appartieni troppo a te stesso"
insiste ad accusarmi
prolungando la pena dell'indugio
quella parte di lei che ancora combatte
avvilita e altera nella macchina ferma.
Ma le suona falso l'argomento
e ne scorgo sul cristallo la larva
che spenge d'un sorriso
dimesso le parole appena dette.
" Oh, di questo hai anche troppo sofferto
aggiunge poi quasi portando fiori
sul luogo, un'orticaia dove mi ha crocifisso.
" Vanamente" mormorò più che dal rimorso
toccata da quel tono
di persistente, doloroso affetto;
e ora vorrei non le sembrasse indegno
cercare in altri la causa
del suo male, fosse pure il mio torto.
" Vanamente " e mi viene non so se dal ricordo
o dal sogno un'immagine di lei
gracile, impalata nella sua altezza, che guarda un fiume
dall'argine e, poco oltre la foce,
la lacca grigia del mare oscurarsi.
" Lascia perdere " dice lei con la voce di chi torna
dopo un'assenza di anni sul luogo stesso
e raduna le spoglie lasciate in altri tempi, dopo lo scacco.
" Perchè non è in nostro potere richiamarci"
mi chiedo io sorpreso che sia lì
- ferma - sul sedile accanto.
" Che intesa può darsi senza luce di speranza?
Perché la speranza è irreversibile " commenta
il suo silenzio rigido senza più lotta,
mentre abbassa risoluta la maniglia
e getta un'occhiata di squincio al casamento -
alto -che tra poco la inghiotte.


                                                ***

IN DUE


" Aiutami" e si copre con le mani il viso
tirato, roso da una gelosia senile,
che non muove a pietà come vorrebbe, ma a sgomento e orrore.
" Solo tu puoi farlo " insistono di là di quello schermo
le sue labbra dure
e secche, compresse dalla palme, farfugliando.
Non trovo risposta: la guardo
offeso dalla mia freddezza vibrare a tratti
dai gomiti puntati sui ginocchi alla nuca scialba.
" L'amore snaturato, l'amore infedele al suo principio",
rifletto, e aduno le potenze della mente
in un punto solo tra desiderio e ricordo
e penso non a lei
ma al viaggio con lei tra cielo e terra
per una strada d'altipiano che taglia
la coltre d'erba brucata da pochi armenti.
" Vedi, non trovi in fondo a te una parola"
gemono quelle labbra tormentose
schiacciate contro i denti, mentre taccio
e cerco sopra la sua testa la centina di fuoco dei monti.
Lei aspetta e intanto non sfugge alle sue antenne
quanto le sia lontano in questo momento
che m'apre le sue piaghe e io la desidero e la penso
com'era in altri tempi, in altri versanti.
"Perchè difendere un amore distorto dal suo fine,
quando non è più crescita 
né moltiplicazione gioiosa d'ogni bene,
ma limite possessivo e basta " vorrei chiedere
ma non a lei che ora dietro le sue mani piange scossa da un brivido,
a me che forse indugio alla menzogna per viltà o per comodo.
" Anche questo è amore, quando avrai imparato a ravvisarlo
in questa specie dimessa,
in questo aspetto avvilito", mi rispondono, e un poco ne ho paura
e un po' vergogna, quelle mani ossute
e tese da cui scende qualche lacrima tra dito e dito spicciando.




                      Mario  Luzi     da        Magma


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