Origine della Via Lattea ( Leggendo la tela del Tintoretto )
Nel
celeste boudoir della regina Era, il dio Ermes tenta,
lei dormiente, di spillarne il latte
lei dormiente, di spillarne il latte
nella
bocca del neonato Ercole.
Naturalmente, come succede sempre in questi miti,
Naturalmente, come succede sempre in questi miti,
accade un
imprevisto: il latte schizza via
verso un
cielo indaco, incendiandosi in piccole fiammelle
che gli dei, più tardi, coglieranno e disporranno
che gli dei, più tardi, coglieranno e disporranno
come fa un
gioielliere con le sue pietre splendenti
sul velluto, ad un angolo così perfetto che la luce
sul velluto, ad un angolo così perfetto che la luce
fa dire a
una donna ti prego, amore, prendimi questo.
Non riesco
a distogliere lo sguardo dall’angolo a destra
del dipinto, e mi torna in mente l’uomo
che mi manca, lontano cinquecento miglia. Una coppia
del dipinto, e mi torna in mente l’uomo
che mi manca, lontano cinquecento miglia. Una coppia
di pavoni
sta accoccolata su un cuscino
regale –
il maschio osserva attento la fonte di luce che esce dal seno della
regina.
Un cherubino incombe sugli uccelli, pronto con la rete
Un cherubino incombe sugli uccelli, pronto con la rete
a rapire i
favoriti di Era se lei fa tanto di
ribellarsi. I pavoni dovrebbero accorgersi del pericolo,
ma non è così: lui è intento, e la femmina si volta di lato
ribellarsi. I pavoni dovrebbero accorgersi del pericolo,
ma non è così: lui è intento, e la femmina si volta di lato
come se
fosse già stanca, o infastidita da quello splendore.
Segretamente
vorrei che fossero catturati, messi in un sacco insieme per farli
guardare ancora dalla stessa parte, piegare il collo vicini a
progettare la fuga, giurando di tornare al loro salice – le sue
fronde come una trina, così basse da toccare terra.
Aimée
Nezhukumatathil
La
poesia, scritta da Aimee Nezhukumatathil – una giovane autrice
americana di origine indofilippina – si occupa di un aspetto che
accomuna la poesia e le arti figurative: la potenza
simbolico-evocativa delle immagini, che possono condurre la
riflessione poetica (e il ragionare dello spettatore) su strade
imprevedibili e sorprendentemente relativizzate.
Così
il sopruso subito dalla regina degli dei, l’impossibilità di agire
secondo la propria volontà, trova il suo contraltare simbolico
nell’immagine “periferica” dei due pavoni che sono mentalmente
lontani tra loro e che paradossalmente possono ritrovare unità e
intimità attraverso la cattura da parte del cherubino sospeso sopra
a loro con una rete. Alla poetessa viene in mente la distanza che la
separa dal suo amante e il peso delle costrizioni fisiche che si
frappongono al loro amore e alla possibilità di condividere la
stessa esperienza estetica.
Così
un’immagine di grande apertura stellare e cosmica (presente sin dal
titolo del quadro e della poesia) si chiude con il suo opposto: il
vagheggiamento di un luogo intimo, chiuso, inviolabile – come
testimonia l’efficacissima immagine finale del salice.
Andrea
Sirotti
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