martedì 7 aprile 2020

UN PROGETTO DI PELLE E DI LUCE





                          Rendo grazie al dio degli orti...
         
POESIA DEGLI ORTI

Quando,
ricoperta di sudore,
le mani impiastricciate di terra e di umida erba,
tu ti rialzi,
la fronte imperlata,
una macchia allungata sulla schiena,
io rendo grazie al dio degli orti
e della frutta
che ti induce a chinarti
sulla terra fertile,
allungando il ventre verso i solchi,
dilatando il piacere
in direzione della sera, del pasto, della notte,
dello spuntare silenzioso degli ortaggi.


                                             ***

VOGLIO CHE TU LO SAPPIA

Sono il crepuscolo e l'aria del mattino.
Sono il gelo di dicembre,
lo stormire di maggio.
Sono il vento e la carpa,
l'acqua, la chiesa,
ogni fanghiglia.
Sono il vino, il sudore,
la quiete,
sono gli umori caldi
che si seccano piano.
Sono l'orgasmo esaltato e
- voglio che tu lo sappia -
anche la tenera chiglia.


                                                 ***

CH'IO SIA DANNATO...

Ch'io sia dannato se, per torto o per indugio ,
per ignavia o mancanza di gusto,
per pigrizia o per pochezza di nobili mezzi,
per povera, molle, orgogliosa abitudine
- o scialba presunzione -
io non abbia a prendere, dal basso,
e con impeto selvaggio
la tua schiena
densa e sperduta;
la tua bocca scomposta,
l'insieme dei lamenti e del cielo.

Ch'io sia dannato e insieme circondato di vacui,
solitari fiotti.
Degni di nulla.
Non di te. Non di me.

Non degni.


                                                  ***

OGGI, IN BATTAGLIA, PENSA A ME

Oggi, in battaglia, pensa a me...
Siimi compagna
anche nell'infuriare dei colpi,
nell'odore acre degli spari.
E non scordare d'essere cauta,
nella lenta spossatezza che prelude alla sera,
al ritirarsi degli eserciti,
all'innalzarsi delle tende.
Sàlvati, in quel silenzio ingannatore,
dagli ultimi, isolati colpi,
perchè possa offrirti il mio , di silenzio,
quello di cui godi sopra il mio corpo spossato,
sulle mie membra esauste,
dello scontro delle lacrime
e dei baci.


                                         ***

PIACERI ESTREMI

Mi chiedessero il desiderio più estremo.
Beh, dovessi dirlo, quel pensiero più folle,
lo dovessi svelare, il desiderio ultimo,
dato che non ci sarebbe un dopo...
Dovessi veramente andare fino in fondo a dirla
- questa cosa -
senza fermarmi più,
senza tornare indietro,
dovessi veramente svelare al mondo intero
che cosa tengo di più stretto
 nel mio cuore,
nella bocca,
nel ventre,
dovessi farlo... Beh, allora...

allora dico: una bella birra fresca.
Una strada affollata. Tavolini all'aperto e tu che
accavalli le gambe.
Un progetto di pelle e di luce.




                   Franco  Stelzer      da      Un progetto di pelle e di luce



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