" Pigliate nelle faccende questa massima: che non basti
dare loro el principio, lo indirizzo e il moto, ma
bisogna seguitarle e non staccare mai sino al fine;
e chi le accompagna così non fa anche poco a
concluderle a perfezione " . ( Guicciardini, Ricordi )
(..) Cos'è la perseveranza? La parola, in genere, indica una forma
di condotta e, relativamente agli individui, un tratto del
carattere.Nel linguaggio corrente ricorre ormai poco e se non
è caduta del tutto in disuso, ha perso di certo rilevanza. In
ogni caso, ha perso il carattere sostantivo di virtù. Ora, se
una parola come " perseveranza" - originariamente dal
significato così forte e che per secoli ha indicato lo stile
morale necessario per tener fede alle proprie convinzioni a
fronte delle più dure difficoltà - è man mano venuta meno, è
probabile sia venuta meno anche la pratica che designava.
Ebbene, non tutto ciò che tramonta - direbbe Nietzsche - è
degno di tramontare, ma forse è l'epoca a non esserne più all'
altezza. Ma già questa è una buona ragione per riprendere la
parola " perseveranza " in tutta la forza della sua tradizione
per accertare se veramente è divenuta superflua per affrontare
i problemi dell'oggi oppure è proprio ciò che ci manca e a cui
ritornare. O meglio, visto che al passato non si torna, ciò da
cui si può ripartire. Oggi le parole correnti sono " flessibilità "
o " innovazione" , ed è facile capire come la prassi che esse
designano abbia reso demodé e alla fine messo fuori uso la
parola " perseveranza " facendola arbitrariamente valere come
sinonimo di " rigidità ". Ora, se la perseveranza è questo,
risulta del tutto contraddittoria rispetto a una società
caratterizzata da un'intensa mobilità che induce costantemente
al cambiamento. Per tenere il passo, allora, è necessario
inseguire o quantomeno adattarsi al cambiamento. A fronte di
questa corsa, il pensare è pensato - erroneamente - come un
rimanere legati a qualcosa che si è consumato, per cui non
vale più la pena di spendersi. Oggi domina il provvisorio, ed
è tutto un prendere e lasciare sia nei rapporti sociali sia nelle
relazioni personali e intime. Se la fedeltà alle proprie
convinzioni ha ceduto il passo all'adattarsi alle situazioni, che
cosa mai può significare perseverare? Caso mai, la parola d'
ordine è " guardare avanti", anche se spesso non si sa dove. Il
perseverante teneva duro perchè aveva una meta da
raggiungere e perciò aveva un futuro; oggi, quando tutte le
mete sono cadute o sono di breve periodo, ci si attesta sul
provvisorio in attesa del meglio. Se verrà. Vi è un diffuso stato
di incertezza che spiega il ricorrente e pressante appello alla
speranza, ma, visto che non c'è molto in cui sperare,l'invito è
soprattutto a non perderla. C'è in giro fin troppa disperazione
e il formulario religioso, quasi a rincuorare, dice - e non da
ora - " aprite i cuori alla speranza", mentre quello laico
maschera di ottimismo le catastrofi dicendo, con fin troppa
faciloneria " che sono delle opportunità ". D'altra parte - come
è noto - la speranza, ultima dea sopravvive a se stessa anche
quando non c'è più nulla da sperare. Come infatti si potrebbe
vivere privi di speranza? Tanto basta a spiegare perchè questa
resta la parola viva anche a fronte delle delusioni e delle
difficoltà, mentre la perseveranza si è venuta man mano
oscurando. Quando pronunciamo le parole " perseveranza " e
" speranza", sappiamo a che cosa ci riferiamo e, come d'intuito,
intravediamo tra esse un certo qual privilegiato rapporto, che
però resta non chiarito finchè non vengono più precisamente
definite. Le parole sono " migranti" e, come sapevano i
medievali, per ben argomentare bisogna procedere a una
declaratio terminorum , vale a dire : cosa si intende con...
(...)
Salvatore Natoli da Perseveranza
N.B. Faccio presente ai lettori che il libro di Natoli è stato edito nel 2014, quando non era neppure immaginabile cosa sarebbe successo a seguito della pandemia odierna. Dei disagi, dei lutti, e della disperazione.
Ma forse,e proprio per questo, parole come " speranza e perseveranza " potrebbero tornare di moda. Parole ( e fatti ) da cui ripartire ( pur nell'evidente diversità della contingenza ).
frida
Chi le vive appartiene ad un popolo giovane, mentre una società in declino non le conosce. Chi le vive senza sforzo è la persona di fede.
RispondiEliminaLa perseveranza infatti è una virtù cristiana, forse anch'essa un po' in declino.
RispondiEliminaOggi - nell'omelia domenicale del Papa - c'è stato un forte richiamo a questo. Ma io penso e credo che ci sia bisogno ( di questa fortezza ) anche in una società civile, specie ora che dobbiamo ripartire.
E su basi nuove, con maggior equità e giustizia.
Grazie per il commento.