domenica 19 aprile 2020

SPERANZA E PERSEVERANZA 1




                          " Pigliate nelle faccende questa massima: che non basti
                   dare loro el principio, lo indirizzo e il moto, ma
                   bisogna seguitarle e non staccare mai sino al fine;
                   e chi le accompagna così non fa anche poco a
                   concluderle a perfezione " . ( Guicciardini, Ricordi )

(..)      Cos'è la perseveranza? La parola, in genere, indica una forma
       di condotta e, relativamente agli individui, un tratto del
       carattere.Nel linguaggio corrente ricorre ormai poco e se non
       è caduta del tutto in disuso, ha perso di certo rilevanza. In
       ogni caso, ha perso il carattere sostantivo di virtù. Ora, se
       una parola come " perseveranza" - originariamente dal 
       significato così forte e che per secoli ha indicato lo stile 
       morale necessario per tener fede alle proprie convinzioni a
       fronte delle più dure difficoltà - è man mano venuta meno, è
       probabile sia venuta meno anche la pratica che designava.
       Ebbene, non tutto ciò che tramonta - direbbe Nietzsche - è
       degno di tramontare, ma forse è l'epoca a non esserne più all'
       altezza. Ma già questa è una buona ragione per riprendere la
       parola " perseveranza " in tutta la forza della sua tradizione
     per accertare se veramente è divenuta superflua per affrontare
     i problemi dell'oggi oppure è proprio ciò che ci manca e a cui
     ritornare. O meglio, visto che al passato non si torna, ciò da
     cui si può ripartire. Oggi le parole correnti sono " flessibilità "
     o " innovazione" , ed è facile capire come la prassi che esse
     designano abbia reso demodé e alla fine messo fuori uso la
     parola " perseveranza " facendola arbitrariamente valere come
     sinonimo di " rigidità ". Ora, se la perseveranza è questo,
     risulta del tutto contraddittoria rispetto a una società
     caratterizzata da un'intensa mobilità che induce costantemente
     al cambiamento. Per tenere il passo, allora, è necessario
     inseguire o quantomeno adattarsi al cambiamento. A fronte di
     questa corsa, il pensare è pensato - erroneamente - come un
     rimanere legati a qualcosa che si è consumato, per cui non 
     vale più la pena  di spendersi. Oggi domina il provvisorio, ed
     è tutto un prendere e lasciare sia nei rapporti sociali sia nelle
     relazioni personali e intime. Se la fedeltà alle proprie 
     convinzioni ha ceduto il passo all'adattarsi alle situazioni, che
     cosa mai può significare perseverare? Caso mai, la parola d'
     ordine è " guardare avanti", anche se spesso non si sa  dove. Il
     perseverante teneva duro perchè aveva una meta da 
     raggiungere e perciò aveva un futuro; oggi, quando tutte le 
     mete sono cadute o sono di breve periodo, ci si attesta sul
     provvisorio in attesa del meglio. Se verrà. Vi è un diffuso stato
     di incertezza che spiega il ricorrente e pressante appello alla
     speranza, ma, visto che non c'è molto in cui sperare,l'invito è
     soprattutto a non perderla. C'è in giro fin troppa disperazione
     e il formulario religioso, quasi a rincuorare, dice - e non da
     ora - " aprite i cuori alla speranza", mentre quello laico 
     maschera di ottimismo le catastrofi dicendo, con fin troppa
     faciloneria " che sono delle opportunità ". D'altra parte - come
     è noto - la speranza, ultima dea sopravvive a se stessa anche
     quando non c'è più nulla da sperare. Come infatti si potrebbe
     vivere privi di speranza? Tanto basta a spiegare perchè questa
     resta la parola viva anche a  fronte delle delusioni e delle
     difficoltà, mentre la perseveranza si è venuta man mano
     oscurando. Quando pronunciamo le parole " perseveranza " e
    " speranza", sappiamo a che cosa ci riferiamo e, come d'intuito,
     intravediamo tra esse un certo qual privilegiato rapporto, che
     però resta non chiarito finchè non vengono più precisamente
     definite. Le parole sono " migranti" e, come sapevano i
     medievali, per ben argomentare bisogna procedere a una
     declaratio terminorum , vale a dire : cosa si intende con...
     (...)



                      Salvatore  Natoli    da     Perseveranza


N.B.  Faccio presente ai lettori che il libro di Natoli è stato edito nel 2014, quando non era neppure immaginabile cosa sarebbe successo a seguito della pandemia odierna. Dei disagi, dei lutti, e della disperazione.
Ma forse,e proprio per questo,  parole come " speranza e perseveranza " potrebbero tornare di moda. Parole ( e fatti ) da cui ripartire  ( pur nell'evidente diversità della contingenza ).


                                      frida

2 commenti:

  1. Chi le vive appartiene ad un popolo giovane, mentre una società in declino non le conosce. Chi le vive senza sforzo è la persona di fede.

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  2. La perseveranza infatti è una virtù cristiana, forse anch'essa un po' in declino.
    Oggi - nell'omelia domenicale del Papa - c'è stato un forte richiamo a questo. Ma io penso e credo che ci sia bisogno ( di questa fortezza ) anche in una società civile, specie ora che dobbiamo ripartire.
    E su basi nuove, con maggior equità e giustizia.

    Grazie per il commento.

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