Parlano francese ogni tanto al bar...
LA
PICCOLA PARIGI
Parlano
francese ogni tanto al bar
immaginando
gli occhiali di Sartre
o
un possibile incrocio tra bistrot
e
tabaccheria da città bassa.
Si
pensa anche qui per filosofia
spiccia,
poi le idee seguono i passi
così
il mondo si fa. Sui tavolini
tovaglie
a fiori e la dolcezza morbida
della
mattina; c'è chi scrive lettere,
altri
accodano lo sguardo all'asfalto
uscendo.
Credono sia Notre Dame
la
chiesa chiusa dai palazzi ma è
muta
prospettiva agli occhi e si va
con
l'idea tutta arresa nel cuore.
Più
facile inforcare il mondo e scendere
a
patti con i panni stesi dove
i
balconi danno voci di donne
e
intorno solo un distratto orizzonte,
il
logo dell' Ikea o l'orologio
che
segna il tempo sui pannelli neri,
quel
rosso senza elogio dei secondi
uno
via l'altro, inesorabilmente.
***
L'
ETA' NOBILE
Ha
vent'anni Marta e la pelle candida,
vorrebbe
risposte per sé e sul mondo
mentre
sorride allo specchio per dire
sono
bella. Si prepara così
alla
vita e ci sta limpida come
una
mattina al sole.
Legge
i classici
sul
tram appuntando suoni e parole
quasi
l'asfalto fosse cosa d'altri,
poi
ascolta i bambini, le loro storie
sillabate
alle nonne. Ama l'amore
perchè
lì c'è gloria per tutti pensa
e
ride aggiustandosi il ciuffo. Scende
al
metrò con l'aria di chi si perde
contando
i passi e va meravigliosa
in
cerca di tempo. La sente stretta
la
città e immagina un giorno ventoso
dove
ognuno ha un luogo. Piace tenerla
protetta
tra uno sguardo e il caldo tenue
di
un tramonto prima che l'afa arrivi,
quel
ronzio insistente delle vespe
sui
balconi ai piani alti a ricordare
l'addio
dei gerani, il loro rosso
smalto
che finisce perdendo petali.
***
RAGIONANO
D' AMORE
Ragionano
d'amore anche qui giovani
badanti
mentre s'affrettano a darsi
un
tono ché è sabato e non si sa
mai.
Le senti dall'accento dell'Est
quando
si specchiano nei vetri opachi
delle
pensiline e coprono i seni
generosi
dentro un pudore antico.
Ma
arrossiscono a modo loro dopo
uno
sguardo di troppo quasi a dire
non
serve e si tirano un po' il vestito
sulle
gambe perchè è giusto così.
Sognano
la vita buona e una casa,
cose
normali dicono impacciate
ai
signori di mezz'età che chiedono
poi
fingono un sorriso e vanno via
tutte,
tra una corsa e l'altra dei tram
con
l'idea di un figlio, i suoi capelli
biondi
domani. E' il migliore dei mondi
pensano
in segreto e le mani stringono
la
borsa in finta pelle, quel giallino pallido
che
dà allegria malgrado
il
tempo incerto di un luglio improbabile,
le
nuvole basse, senza poesia.
***
SEMBRANO
NUVOLE
Siedono
pazienti, sembrano nuvole
se
non c'è vento. Hanno l'aria di tanta
vita
alle spalle: lei ride un po' stanca,
lo
sguardo ancora biondo, le parole
belle
sulla fatica che fa il mondo.
Lui
borbotta e legge in fretta il giornale
quasi
venisse meno il tempo intorno.
Ma
stanno tutti in un cenno d'intesa
e
si raccontano i figli, la resa
alle
rughe. Rimangono in attesa
di
una chiamata buona e di un dio che apra
il
cielo a un sole più in là, dove passano
i
giorni. Chissà domani sospirano
in
una carezza, come se le mani
dessero
un confine certo ai luoghi
e
ci fosse una certezza dovunque.
Poi
s'abbracciano: nemmeno i vent'anni
tornassero
mentre l'estate va
immutabile,
ben oltre le case
o
il pensiero per le piante in balcone,
che
prendano acqua ogni tanto. Si sta bene
comunque
giurano con l'intenzione
di
non lasciarsi mai e dentro quel mai
affondasse
un senso di appartenenza,
l'idea
di continuazione indomita,
il
rifiuto del limite di specie.
Ivan Fedeli da Gli occhiali di Sartre
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