giovedì 16 aprile 2020

GLI OCCHIALI DI SARTRE


                                                   


                                                    Parlano francese ogni tanto al bar...



LA PICCOLA PARIGI

Parlano francese ogni tanto al bar
immaginando gli occhiali di Sartre
o un possibile incrocio tra bistrot
e tabaccheria da città bassa.
Si pensa anche qui per filosofia
spiccia, poi le idee seguono i passi
così il mondo si fa. Sui tavolini
tovaglie a fiori e la dolcezza morbida
della mattina; c'è chi scrive lettere,
altri accodano lo sguardo all'asfalto
uscendo. Credono sia Notre Dame
la chiesa chiusa dai palazzi ma è
muta prospettiva agli occhi e si va
con l'idea tutta arresa nel cuore.
Più facile inforcare il mondo e scendere
a patti con i panni stesi dove
i balconi danno voci di donne
e intorno solo un distratto orizzonte,
il logo dell' Ikea o l'orologio
che segna il tempo sui pannelli neri,
quel rosso senza elogio dei secondi
uno via l'altro, inesorabilmente.



                                                                          ***

L' ETA' NOBILE

Ha vent'anni Marta e la pelle candida,
vorrebbe risposte per sé e sul mondo
mentre sorride allo specchio per dire
sono bella. Si prepara così
alla vita e ci sta limpida come
una mattina al sole.
Legge i classici
sul tram appuntando suoni e parole
quasi l'asfalto fosse cosa d'altri,
poi ascolta i bambini, le loro storie
sillabate alle nonne. Ama l'amore
perchè lì c'è gloria per tutti pensa
e ride aggiustandosi il ciuffo. Scende
al metrò con l'aria di chi si perde
contando i passi e va meravigliosa
in cerca di tempo. La sente stretta
la città e immagina un giorno ventoso
dove ognuno ha un luogo. Piace tenerla
protetta tra uno sguardo e il caldo tenue
di un tramonto prima che l'afa arrivi,
quel ronzio insistente delle vespe
sui balconi ai piani alti a ricordare
l'addio dei gerani, il loro rosso
smalto che finisce perdendo petali.

                                                                                      ***

RAGIONANO D' AMORE

Ragionano d'amore anche qui giovani
badanti mentre s'affrettano a darsi
un tono ché è sabato e non si sa
mai. Le senti dall'accento dell'Est
quando si specchiano nei vetri opachi
delle pensiline e coprono i seni
generosi dentro un pudore antico.
Ma arrossiscono a modo loro dopo
uno sguardo di troppo quasi a dire
non serve e si tirano un po' il vestito
sulle gambe perchè è giusto così.
Sognano la vita buona e una casa,
cose normali dicono impacciate
ai signori di mezz'età che chiedono
poi fingono un sorriso e vanno via
tutte, tra una corsa e l'altra dei tram
con l'idea di un figlio, i suoi capelli
biondi domani. E' il migliore dei mondi
pensano in segreto e le mani stringono
la borsa in finta pelle, quel giallino pallido
che dà allegria malgrado
il tempo incerto di un luglio improbabile,
le nuvole basse, senza poesia.


                                                                                ***

SEMBRANO NUVOLE

Siedono pazienti, sembrano nuvole
se non c'è vento. Hanno l'aria di tanta
vita alle spalle: lei ride un po' stanca,
lo sguardo ancora biondo, le parole
belle sulla fatica che fa il mondo.
Lui borbotta e legge in fretta il giornale
quasi venisse meno il tempo intorno.
Ma stanno tutti in un cenno d'intesa
e si raccontano i figli, la resa
alle rughe. Rimangono in attesa
di una chiamata buona e di un dio che apra
il cielo a un sole più in là, dove passano
i giorni. Chissà domani sospirano
in una carezza, come se le mani
dessero un confine certo ai luoghi
e ci fosse una certezza dovunque.
Poi s'abbracciano: nemmeno i vent'anni
tornassero mentre l'estate va
immutabile, ben oltre le case
o il pensiero per le piante in balcone,
che prendano acqua ogni tanto. Si sta bene
comunque giurano con l'intenzione
di non lasciarsi mai e dentro quel mai
affondasse un senso di appartenenza,
l'idea di continuazione indomita,
il rifiuto del limite di specie.




                                 Ivan  Fedeli     da      Gli occhiali di Sartre


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