domenica 5 aprile 2020

DAL LIBER NOVUS DI JUNG




" Mi guardai attorno e vidi che la solitudine si dilatava all'infinito "   ( C. G. Jung )


(...)Mi guardai attorno e vidi che la solitudine si dilatava
all'infinito e mi compenetrava con un gelido brivido.
Ardeva ancora in me il sole, ma sentivo di star entrando
nella grande ombra. Seguo la corrente che lenta e tenace
trova la via verso il profondo, verso l'abisso di quel che
stava per arrivare. Così proseguii quella notte ( era la
seconda notte del 1914 ) e fui colto da un senso di attesa
angosciante. Andavo avanti ad abbracciare gli eventi che
stavano per arrivare. La strada era lunga e orribile, era
ciò che stava per arrivare. Erano morti senza fine, un mare
di di sangue,ciò che vidi. Di lì nasce il nuovo sole, terribile,
rovescio di quello che chiamavamo giorno. Abbiamo preso
possesso della tenebra e il suo sole splenderà su di noi,
sanguinolento e infuocato come un grande tramonto.
Quando afferrai la mia tenebra, sopra il mio capo calò la
notte splendida e magica, il mio sogno mi proiettò nelle
profondità dei millenni e di lì sorse la mia fenice.
Ma che cos'è capitato del mio giorno? Si accesero fiaccole
incendiarie, divamparono -cruente – l'ira e la discordia.
Quando la tenebra s'impossessò del mondo, si scatenò
l'orribile guerra e la tenebra cancellò la luce del mondo,
poiché essa era incomprensibile alla tenebra e non serviva
più. Dovemmo quindi assaporare l'inferno.
Vidi in quali vizi si trasformavano le virtù del nostro tempo,
vidi la tua dolcezza tramutarsi in durezza, la tua bontà in
brutalità, il tuo amore in odio e la tua ragione in delirio.
Perchè mai hai voluto afferrare la tenebra! Ma hai dovuto
farlo, altrimenti ti avrebbe ghermito lei. Fortunato chi afferra per primo!
Pensavi forse al male in te? Oh tu ne parlavi, lo menzionavi e lo ammettevi sorridendo come un vizio comune agli uomini, oppure come un fraintendimento ricorrente. Ma tu sapevi che cos'è veramente il male e
sapevi che sta appiccicato alle tue virtù, che è esso stesso
perfino una tua virtù, in quanto suo inevitabile contenuto?
Hai chiuso Satana nell'abisso per un millennio, e quando
fu trascorso il millennio hai riso di lui perchè era diventato una favoletta per bambini. Quando però colui che è
terribilmente grande solleva il capo, il mondo trema. Allora
senti scendere il gelo più estremo. Con orrore scopri di essere indifeso e che la schiera delle tue virtù cade in
ginocchio, impotente. Con forza demoniaca il male si
impossessa di te e le tue virtù passano al suo servizio. In
questa lotta sei completamente solo, perchè i tuoi dei sono
diventati sordi. Non sai più quali siano i diavoli peggiori:
se i tuoi vizi o le tue virtù. Di una cosa però sarai certo:
che virtù e vizi sono fratelli.
Per vederci chiaro è necessario il rigore della morte. La vita vuole vivere e morire, iniziare e finire. Non sei
obbligato a vivere in eterno, ma puoi anche morire, perchè
in te c'è la volontà per tutt'e due. Vita e morte devono
bilanciarsi nella tua esistenza. Gli uomini odierni hanno
bisogno di un' ampia porzione di morte perchè in loro
vivono troppe cose ingiuste, e troppe cose ingiuste muoiono
in loro. Giusto è ciò che mantiene l'equilibrio, sbagliato
ciò che lo turba. Ma una volta che l'equilibrio sia raggiunto, allora è sbagliato ciò che mantiene l'equilibrio
e giusto ciò che lo turba. Equilibrio è vita e morte allo
stesso tempo. Per la completezza della vita ci vuole un
equilibrio con la morte. Se accetto la morte, il mio albero rinverdisce, perchè il morire esalta la vita. Quando mi
sprofondo nella morte che abbraccia il mondo intero, allora sbocciano i miei germogli. Quanto la nostra vita ha
bisogno della morte! Proverai la gioia delle piccole cose solo se avrai accettato la morte. Se invece ti guardi intorno
avidamente in cerca di tutto ciò che potresti ancora vivere,
allora nulla sarà mai grande abbastanza per il tuo piacere;
le piccole cose che costantemente ti circondano non ti daranno più gioia. Contemplo perciò la morte, perchè essa
mi insegna a vivere. Se accogli in te la morte, essa è come una notte di brina e un presagio di sgomento, ma è una notte di brina che scende su un vigneto ricolmi di dolci grappoli. Presto sarai felice della tua ricchezza. La morte
fa maturare. C'è bisogno della morte per poter raccogliere
i frutti. Senza la morte la vita non avrebbe senso, perchè
ciò che dura a lungo torna a eliminarsi da solo e nega il
proprio significato. Per esistere e godere della tua esistenza ti è necessaria la morte, e questa limitazione ti consente di portare a compimento la tua esistenza.(...)




                           C.G. Jung   da      Liber Novus



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