" Mi guardai attorno e vidi che la solitudine si dilatava all'infinito " ( C. G. Jung )
(...)Mi
guardai attorno e vidi che la solitudine si dilatava
all'infinito
e mi compenetrava con un gelido brivido.
Ardeva
ancora in me il sole, ma sentivo di star entrando
nella
grande ombra. Seguo la corrente che lenta e tenace
trova
la via verso il profondo, verso l'abisso di quel che
stava
per arrivare. Così proseguii quella notte ( era la
seconda
notte del 1914 ) e fui colto da un senso di attesa
angosciante.
Andavo avanti ad abbracciare gli eventi che
stavano
per arrivare. La strada era lunga e orribile, era
ciò
che stava per arrivare. Erano morti senza fine, un mare
di
di sangue,ciò che vidi. Di lì nasce il nuovo sole, terribile,
rovescio
di quello che chiamavamo giorno. Abbiamo preso
possesso
della tenebra e il suo sole splenderà su di noi,
sanguinolento
e infuocato come un grande tramonto.
Quando
afferrai la mia tenebra, sopra il mio capo calò la
notte
splendida e magica, il mio sogno mi proiettò nelle
profondità
dei millenni e di lì sorse la mia fenice.
Ma
che cos'è capitato del mio giorno? Si accesero fiaccole
incendiarie,
divamparono -cruente – l'ira e la discordia.
Quando
la tenebra s'impossessò del mondo, si scatenò
l'orribile
guerra e la tenebra cancellò la luce del mondo,
poiché
essa era incomprensibile alla tenebra e non serviva
più.
Dovemmo quindi assaporare l'inferno.
Vidi
in quali vizi si trasformavano le virtù del nostro tempo,
vidi
la tua dolcezza tramutarsi in durezza, la tua bontà in
brutalità,
il tuo amore in odio e la tua ragione in delirio.
Perchè
mai hai voluto afferrare la tenebra! Ma hai dovuto
farlo,
altrimenti ti avrebbe ghermito lei. Fortunato chi afferra per primo!
Pensavi
forse al male in te? Oh tu ne parlavi, lo menzionavi e lo ammettevi
sorridendo come un vizio comune agli uomini, oppure come un
fraintendimento ricorrente. Ma tu sapevi che cos'è veramente il male
e
sapevi
che sta appiccicato alle tue virtù, che è esso stesso
perfino
una tua virtù, in quanto suo inevitabile contenuto?
Hai
chiuso Satana nell'abisso per un millennio, e quando
fu
trascorso il millennio hai riso di lui perchè era diventato una
favoletta per bambini. Quando però colui che è
terribilmente
grande solleva il capo, il mondo trema. Allora
senti
scendere il gelo più estremo. Con orrore scopri di essere indifeso e
che la schiera delle tue virtù cade in
ginocchio,
impotente. Con forza demoniaca il male si
impossessa
di te e le tue virtù passano al suo servizio. In
questa
lotta sei completamente solo, perchè i tuoi dei sono
diventati
sordi. Non sai più quali siano i diavoli peggiori:
se
i tuoi vizi o le tue virtù. Di una cosa però sarai certo:
che
virtù e vizi sono fratelli.
Per
vederci chiaro è necessario il rigore della morte. La vita vuole
vivere e morire, iniziare e finire. Non sei
obbligato
a vivere in eterno, ma puoi anche morire, perchè
in
te c'è la volontà per tutt'e due. Vita e morte devono
bilanciarsi
nella tua esistenza. Gli uomini odierni hanno
bisogno
di un' ampia porzione di morte perchè in loro
vivono
troppe cose ingiuste, e troppe cose ingiuste muoiono
in
loro. Giusto è ciò che mantiene l'equilibrio, sbagliato
ciò
che lo turba. Ma una volta che l'equilibrio sia raggiunto, allora è
sbagliato ciò che mantiene l'equilibrio
e
giusto ciò che lo turba. Equilibrio è vita e morte allo
stesso
tempo. Per la completezza della vita ci vuole un
equilibrio
con la morte. Se accetto la morte, il mio albero rinverdisce, perchè
il morire esalta la vita. Quando mi
sprofondo
nella morte che abbraccia il mondo intero, allora sbocciano i miei
germogli. Quanto la nostra vita ha
bisogno
della morte! Proverai la gioia delle piccole cose solo se avrai
accettato la morte. Se invece ti guardi intorno
avidamente
in cerca di tutto ciò che potresti ancora vivere,
allora
nulla sarà mai grande abbastanza per il tuo piacere;
le
piccole cose che costantemente ti circondano non ti daranno più
gioia. Contemplo perciò la morte, perchè essa
mi
insegna a vivere. Se accogli in te la morte, essa è come una notte
di brina e un presagio di sgomento, ma è una notte di brina che
scende su un vigneto ricolmi di dolci grappoli. Presto sarai felice
della tua ricchezza. La morte
fa
maturare. C'è bisogno della morte per poter raccogliere
i
frutti. Senza la morte la vita non avrebbe senso, perchè
ciò
che dura a lungo torna a eliminarsi da solo e nega il
proprio
significato. Per esistere e godere della tua esistenza ti è
necessaria la morte, e questa limitazione ti consente di portare a
compimento la tua esistenza.(...)
C.G. Jung da Liber Novus
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