lunedì 27 aprile 2020

I RITI DI INIZIAZIONE 2



(...) Il rito di iniziazione vuole essere fra le altre cose una presa di
       contatto col mondo dei morti. Esso costituisce una specie di
      duplice ingresso in due società l'una complementare dell'altra:
      quella dei viventi e quella dei defunti. Il rito è, dunque, una
     ripetizione nel tempo dell'eterno mito delle origini:il passaggio
     dalla vita alla morte e dalla morte alla vita in una ciclica
     successione che è garanzia dell'immortalità dell'esistere. Ma l'
     immortalità non è concepita come un eterno vivere più o meno
    felice in un mondo ultraterreno o situato in regioni inaccessibili
    all'uomo - come è credenza presso le grandi religioni. L'
    immortalità è una prerogativa della stessa vita e viene goduta in
    questo stesso mondo a mezzo di questo terreno ritornare. Un
    ritornare che non è un diritto, ma che vuol essere conquistato,
    favorito,  provocato da un rigoroso rituale. Quando cesserà la
    fede nel ritorno, sarà ancora un rituale preciso che permetterà
    al defunto di entrare agevolmente nel regno dei morti.
    Il contatto col mondo dei morti si è ridotto nelle moderne civiltà
    a un  legame estremamente labile e formalistico, quasi che la
    preoccupazione più urgente fosse quella di dimenticarne l'
    esistenza. L'uomo moderno pare non voglia avere nulla a che
    fare con la morte. I rituali funebri, affidati all'industria, hanno
    lo scopo preminente di evitare l'orrore della morte. Negli U.S.A
    si arriva persino alla cosmetica del cadavere, in modo da
    renderlo il più possibile gradevole alla vista. Fiori, bare, drappi
    e tombe rispondono tutti alla stessa esigenza: mascherare,
    nascondere e camuffare un destino ce ci appare sempre più
    senza speranza: un vuoto, un nulla che nessuna illusione riesce
    più a colmare .  (...)



         Giovanni Vignola  da  I riti di iniziazione ( Magici, sessuale e religiosi )


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