...ebbra del suono di una voce…
VIVO
COME IL CUCU' DELL'OROLOGIO,
non
invidio gli uccelli dei boschi tuttavia.
Mi
danno carica e io faccio cucù.
Però
lo sai che ad un nemico soltanto
un
tale destino augurerei.
BEVI
LA MIA ANIMA CON LA CANNUCCIA
Conosco
il suo sapore amaro d'alcol.
Ma
non ti pregherò di smettere nelle tortura.
Oh,
io sono in pace da settimane ormai.
Avvertimi
però quando hai finito. E
non
importa se non avrò più l'anima.
Prenderò
la via qui accanto,
guarderò
i bambini che lì stanno giocando.
Fioriscono
i cespugli di uva spina
e
qualcuno porta i mattoni nel recinto.
Chi
sei: fratello o amante?
Non
lo ricordo e non serve d'altra parte ricordare.
Quanta
luce qui, e come è inospitale!
Il
corpo stanco intanto si riposa.
Ma
– turbati – pensano i passanti: è vero, sì,
è
rimasta vedova ieri soltanto.
DELLE
MIE GAMBE NON SO PIU' CHE FARE
in
coda di pesce perciò siano mutate!
Che
gioia e che freschezza nel nuotare,
e
da lontano biancheggia pallido un ponte.
A
che mi serve quest'anima paziente:
che
vada pure in fumo
e
in tenere volute azzurre si alzi in volo
dal
lungofiume buio.
Guarda,
mi tuffo giù e solo aggrappata
a
un'alga scivolo via.
Non
ripeto, no, parole d'altri
né
mi imprigiona l'altrui nostalgia.
Ma
possibile che tu, mio assente,
sia
impallidito e la tristezza t'abbia reso muto?
Che
cosa sento? Tre settimane intere,
non
fai che bisbigliare : “ Povera te, perché?”.
***
NELLA
NOTTE BIANCA
Non
ho chiuso la porta,
non
ho acceso le candele,
non
lo sai ma, per quanto fossi stanca,
non
riuscivo ad andare più a letto.
Guardare,
come si smarriscono i sentieri
dentro
al bosco, all'imbrunire ormai del giorno,
ebbra
del suono di una voce
che
è simile alla tua.
E
sapere che tutto è già perduto,
che
la vita è un tremendo inferno.
Ero
certa
che
saresti ritornato.
Anna Achmatova, 1911
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