sabato 4 aprile 2020

POESIE DELLA FAME E DELLA SETE




                                                     Chiedo il volo leggero d'un uccello…



MA QUI, IN QUESTA VITA

Ma qui, in questa vita, dimmi
se il colpire del vento significa qualcosa,
se il volteggiare di un uccello nell'aria indica una via
e il sanguinare di quest'albero
ferito da un'auto all'improvviso
perché non sana questo primo sole estivo?

Dimmi, ti prego,
se infine tutti insieme partiremo
e nei sedili stretti ci terremo
le mani come a stringere un patto
un fiore morto che riprende a respirare da solo.


                                            ***

IMITO IL CROLLO

Imito il crollo
di un tetto sconfinato dal peso
il laccio del vestito stretto
intorno al collo delle foglie;
imito il sole disceso
a far meno freddo l'inverno
a vegliarlo in silenzio nel sonno.

Tremare è utile - dici - conviene,
lo documentano le cose
tutte contratte in attesa dell'estate.


                                              ***

PERCHE' SOLO NON MORIRE CONTA

Perché solo non morire conta
in quest'aria provvisoria d'autunno
che accarezza gli alberi poi li spoglia
come fossero una donna bella.

La resistenza al nulla è una lotta
che lascia ferite e tagli,
è un labbro squarciato da un pugno,
è un figlio espulso da un utero contuso.

Ci sono case che accolgono chiunque
e finestre che restano chiuse per sempre.


                                            ***

PREGO I NIDI ROVINATI DAL VENTO

Prego i nidi rovinati dal vento
i corpi aperti e rovistati dentro
prego il seme rotto in attesa
di germogliare la resa
dei rami quando tutti i frutti pendono;
prego l'occhio che sempre intercetta
e la mano appena scatta
per tutto quello che ora in fretta
si addormenta e spera.


                                               ***

CHIEDO IL VOLO LEGGERO D'UN UCCELLO

Chiedo il volo leggero d'un uccello
un molo lungo per un decollo sicuro
chiedo pane se ancora caldo
e morbide molliche se cado
perché la direzione non controllo
chiedo litri di unguento per sbloccare
cardini su cui non girano più le corde
( la morte - sai - è un giorno senza aperture di braccia ).

Chiedo il silenzio della ruggine incastrata
tra ferro e ferro che danneggia - inevitabilmente -
e casse grosse per contenere
delle cose tutto il senso.

Chiedo - perché domandare è il primo passo -
è il sorso che fa crescere la sete
e tira
il desiderio in avanti fino all'acqua, alla sorgente pura.


                                         ***

MENTRE RIGIRI E FAI CURVE

 Mentre rigiri e fai curve col naso sul mio petto
rintuzzando dolcemente i crani
sul divano noi giochiamo a scorticare i muri
l'intonaco che si sfarina e già ci svela
quale colpo è ora il nostro tempo.




            Francesco  Iannone      da     Poesie della fame e della sete




2 commenti:

  1. Molto carine. Bel ritmo, belle immagini.
    "Chiedo perché domandare è il primo passo" è molto bello.
    Ciao e grazie

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  2. Sì, " domandare è il primo passo ", mentre la risposta non ci compete .( E confondere le due cose è pericoloso! )

    Grazie a te per il garbato commento... e notte buona.

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