venerdì 10 aprile 2020

ORA NONA




                                                Sangue arso dall'Immacolato Cuore di Maria…


Solo calcai il torchio:
con me non era nessuno:
calcarono su me tutti :
inebriato quasi speco di sangue
in una rossa follia:
solo il torchio calcai:
liquido amore profuso
in estremo furore,
calcai il torchio, solo :
solo a torchiare,
solo a spremere il sangue mio:
tutto il mio Sangue sparso,
tutto in me già arso
dall' Immacolato Cuore di Maria:
invisibile ardore, quaggiù :
l'incomprensibile amore del Padre.


                Clemente Rebora  da      Canti dell'infermità


                                       ***

A questo crocevia di tenebre
davanti a noi sorgi tremendo,
albero secco, stadera
che reggi il gran corpo inerte.

Un nudo legno trasversale
taglia lo spazio
e un nudo legno verticale
svetta oltre il tempo :

assi cartesiane
della vita e della morte,
intorno a cui si schiude
ora il nero quadrifoglio.

Nei lobi, in alto, il vuoto e il terrore
come al grido : " Mio Dio
perché mi hai abbandonato?"
In basso, fatto roccia in tre figure,
tutto il dolore umano.

Ma ecco avanza l' Agnello vittorioso
verso la sua piagata controparte.
E un Profeta ci addita - perentorio -
salvezza nella metafora !


                       Margherita  Guidacci   da     L'altare di Isenheim


                                        ***

XIII

Padre mio, mi sono affezionato alla terra quanto non avrei creduto.
E' bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto, ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile ed esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti,
le vigne, persino i deserti.
E' solo una stazione per il figlio tuo la terra,
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare.
Il cuore umano è pieno di contraddizioni,
ma neppure un istante mi sono allontanato da te.
Ti ho portato perfino dove sembrava che non fossi
o avessi dimenticato di essere stato.
La vita sulla terra è dolorosa,
ma è anche gioiosa : mi sovvengono
i piccoli dell'uomo, gli alberi, gli animali.
Mancano oggi qui su questo poggio che chiamano Calvario.
Congedarmi mi dà angoscia più del giusto.
Sono stato troppo uomo fra gli uomini o troppo poco.
Il terrestre l'ho fatto troppo mio o l'ho rifuggito?
La nostalgia di te è stata continua e forte :
tra non molto saremo congiunti nella sede eterna.



                     Mario Luzi    da     Via Crucis al Colosseo


                    

Nessun commento:

Posta un commento