Ora è un tempo che non dà pace...
DA NULLA CHE ERO
Da nulla che ero mi facesti dono
d'essere uno che ti guardava:
e te guardando nella mente me ammiro
e tanto mi piace essere te
che il distacco poco mi duole.
***
ORA E' UN TEMPO CHE NON MI BASTA
La tua fronte non è più cielo,
da quel mio cielo sole non cade,
da quel sole lucente non prende
e colore il mio giorno.
A queste mie mani non sono più erba
i tuoi freschi capelli nella siepe
ove si andava per tenere strade
in fondo al bosco degli occhi.
Ora è un tempo che non dà pace.
***
LETTERINA A F.
Non passerò per le tue strade,
nelle tue case non più entrerò,
mai più ti cercherò con la rugiada
e l'azzurra lucertola sui muri.
Per altre contrade mi conduce un vento
e i tuoi giardini non rimpiange
né scale e chiome delle tue stagioni.
Era grande l'ultima tua luna
che svanire io vidi alla svolta
d'un odore più verde dei limoni.
M'insegue il cielo della tua indolenza
dove a memoria di frutti roventi
stanno pietre senza nomi né date,
e in cenere andate le mie colline.
Per te sospira un fazzoletto rimasto
in tasca a un abito che non è più mio;
altro non dirò fin quando una rosa
non sbocci dalla spina che mi brucia.
***
SCEMPIO E LUSINGA
I giorni che non tornano tu chiami
e quella che mi scopri è una sembianza
ricopiata da ieri, una speranza
che stagioni promette inesistenti,
e appena spunta già non vedi l'oggi,
scaglia pietre il futuro alle tue spalle.
Se primavera frizza una mattina
sulla tua guancia illusa dalla brina,
non dire che la rosa porporina
ormai figura la nostra passione:
tu ignori il vento che la brucia,
la livida spoglia che essa contiene.
E lo sterile inganno di un'aurora
che la tua brace finge nel mio sguardo:
la stella dedicata alla tua sorte
- scempio e lusinga - è Venere demente
e tu Sirio la credi, arpa divina,
ma è il tuo colpo di frusta che fa lampo.
Tu del rimpianto sorteggi gli aceti
e la mano ti stringe l'altra mano,
ogni notte è il congedo da te stessa
e il fischio che fa l'eco al tuo risveglio
- fosse d'un treno tornato dagli addii -
è l'amen che ricorre e non conclude.
Tu sprechi il mare per salvare la goccia,
l'ancora getti dove basta l'amo,
chiedi un delirio da chi da te l'implora;
tu ti aggiri con vezzi di ventaglio
e fatua scatti in carezze di lama,
resti tu sola trappola del gioco.
***
PER UNA RAGAZZA VIRTUOSA DI GIORNO
La notte dei tuoi passi, la tua notte
su tacchi acuti gira il ritornello
dei ciechi incontri e vellutati scontri,
di abbracci scuciti con fretta galante
e denti stretti a bacio che non lega.
Della tua mano è trucco prudente
che senza stringere carezza ogni fiamma,
per strade furtive il tuo letto volante
mai sprofonda in abisso, uno spasimo
virtù non guasta né ti sciupa la veste.
Non ha stilla che brucia né seme che scoppia,
acerba non è la rosa che difendi
col graffio d'una livida bugia :
non è fango che inghiotte né fumo che sporca,
amore fuggitivo non ti smaglia
i fianchi con un brivido d'anguilla.
O avara di te che sperperi innocenza,
all'inferno d'un armadio ritorna ogni alba
complice la tua larva, tu indolente
rientri nel marmo che al giorno figuri.
Libero De Libero da Poesie