giovedì 27 febbraio 2020

L'INSOSTENIBILE BISOGNO DI AMMIRAZIONE 1




                     " Tutto quello che fa lo fa per te, vuole che tu gli dica " Ben fatto!" 


(...) Nel corso di una peregrinazione sprezzante e sfiduciata nella
      terminologia psichiatrica e psicologica per intercettare un
      termine che rendesse ragione di ciò che mi sembra persèguiti
      tutti coloro che cercano di mettersi in salvo dal rischio di
     vergognarsi del corpo e dell'imbarazzante scarsità di fascino
     che riescono a sprigionare, mi sono imbattuto con meraviglia
     nel termine  non tecnico " ammirazione ". Questo termine ha
     saturato quasi del tutto il bisogno di raccontare gli incantesimi
     della spasmodica ricerca di catturare lo sguardo dell'altro, 
    senza rischiare di connotarla come condizione psicopatologica
   o una banalissima moda effimera e superficiale.
   La ricerca di ammirazione ritengo sia una vicenda da chiunque
   comprensibile, persino dai bambini più piccoli - anzi , forse da
   loro dovremmo farci spiegare l'origine remota del bisogno di
   essere teneramente rispecchiati mentre si cerca di crescere, ma
   si soffre dei limiti e delle difficoltà frapposte dalla cultura degli
   adulti e dai rituali educativi vecchi di millenni oltre che dei 
   limiti imposti dal corpo ancora fragile e debole.
   Lo sguardo dell'altro e in generale lo sguardo sociale comunque
   somministrato - anche virtualmente - è il regista indiscusso dell'
   eventualità di cadere in vergogna o viceversa di assurgere al
   godimento dell'ammirazione, anche se fulminea, effimera e 
   spesso notata e apprezzata solo dall'interessato che è lì apposta
   per misurare gli effetti della propria fatica e dei mille sacrifici
   autoimposti.  (...)



Gustavo Pietropolli Charmet  da   L'insostenibile bisogno di ammirazione

 

Nessun commento:

Posta un commento