venerdì 28 febbraio 2020
LA TRACCIA DELLE VENE 2
Sono le tue mani che non posso
non conosco mai
sei il ricordo
cieco, perse
probabilità di leggerti
con gli occhi chiusi.
Dentro di me era stato
un rovistare di coperte, il fatto
scritto l'aspirare
all'odore dentro la camicia bianca
del desiderio.
***
Il tuo amore lo sento nei passi
che arriva in mezzo al corridoio,
io più nervosa - e lenzuoli tirati,
i capelli ordinati e le mani
al loro posto, perchè la paura degli altri
è ovunque.
Ma dammi il terremoto
ché gli anni mi hanno ostruito
con castelli di nebbia
il perimetro del cuore;
sei vicino, respiro calma
calcolo la traccia dell'impatto
l'ultimo scarto, la scampo.
***
Prendo le maniche della tua camicia
e le risvolto con l'abitudine della moglie
che non sa ancora come gestire
questi tuffi degli occhi, mi arrivi in gola
e poi fino al cuore senza filtri
tutto intero nel tuo essere pieno
padrone del corpo. Guarda come ti respiro
forte, la pelle quasi l'aspiro.
***
Ci studiamo come animali
all'imbocco della caverna
in procinto di attaccarsi.
E' quella frazione che ci riconosce
uomini si perde nel diluvio della caccia,
i rantoli della corsa tesa
e i muscoli nel loro soffrire
scie di impulsi neuronali antichissimi.
***
Ho visto la tua pelle
tessersi sulla mia e srotolare
una trama di baci. Ho sentito l'abbraccio
di seta scivolare sul corpo
e i tuoi sguardi sfilarsi dagli occhi
per raggiungere il filo dei miei pensieri.
Le tue mani ricamano le mie
sbrogliando la matassa del tempo
che si diverte a rotolare qua e là.
Ma noi questo tempo lo intrecciamo
l'uno nel corpo dell'altra
per rammendare un nodo
piccolo di eternità.
Cléry Celeste da La traccia delle vene
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