domenica 23 febbraio 2020

IL LAMENTO DEI MORTI 3



UNDICESIMA CONVERSAZIONE


Sonu   Shaamdasami

La questione centrale è il lamento dei morti. Chi sono i morti? L'aspetto così radicale è il capovolgimento della gerarchia fra i vivi e i morti. Le questioni dei vivi, i problemi dei vivi, la sofferenza dei vivi trovano risposta o possono essere affrontati solo prestando attenzione ai morti. I termini sono rovesciati. Se non capiamo quale posizione assumere nei confronti dei morti, non possiamo trovare una soluzione per la nostra vita. Che cosa ne pensa?


James Hillman

La cultura occidentale moderna e secolarizzata è una cultura molto strana, e la nostra comversazione ne è imbevuta. Non veneriamo gli antenati, non abbiamo un vero culto dei morti. Diversi ambiti della cultura hanno la loro  parte di responsabilità, ma persino l'espressione " i morti " ci spaventa perchè appartiene all'altro mondo. Nella cultura moderna c'è una netta separazione fra i vivi e i morti. La medicina non fa che contrapporre la vita alla morte, cerca di rinviare la morte prolungando la vita e tutto ciò a spese della morte, direi. Perciò, quando parliamo del lamento dei morti, o di qualsiasi cosa che abbia a che fare con loro, dobbiamo pensare alla cultura in cuici troviamo, con i suoi profondi pregiudizi storici su ciò che è stato, ciò che è sepolto, e a quello che abbiamo fatto per creare un regno dei morti: non è solo il luogo dove si trova chi se n'è andato prima di noi, chi è morto, ma è il deposito dove si accumula tutta la storia della psiche umana, la storia dell'anima. In qualche modo, se Jung parla di lamento dei morti, vuol dire che i morti si sentono o si sono sentiti maltrattati, trascurati o altro. Il primo passo dovrebbe essere ascoltarli, come fece lui nei Sette sermoni  del 1916, una sorta di documento religioso ispirato. Ma che cos'è, di preciso, il lamento dei morti?


SS.

Per prima cosa : i morti esistono. Proseguendo il suo ragionamento, si potrebbe dire che la cultura contemporanea abbia ucciso i morti. E' un bel paradosso. Jung affronta innanzitutto il compito di rianimarli, riconoscere che sono presenti e incombono su di noi. Riconoscere che i " morti ci sono ", e hanno una presenza, e hanno degli effetti. Per una volta distogliamo lo sguardo dalla vita proiettata verso il futuro e ci soffermiamo su quanto è successo prima, sotto forma di storia animata, che non è un semplice archivio, ma è storia attiva.


J. H.

Una storia di esseri vivi, che stanno tutt'intorno a noi.


SS.

Il punto è: come si fa ad udirli? Jung si avvale della fantasia. Per lui la fantasia è la porta verso i morti che parlano ancora dentro di noi.


J.H.

Ecco perchè ascoltare le fantasie: vengono da qualche altra parte, non sono il risultato di ciò che abbiamo visto dutante la giornata : hanno una validità autonoma. In un certo senso lei sta dicendo che riconoscere l'esistenza dei morti significa già ascoltarli.


SS.

E' il primissimo passo. Riconoscere che non c'è posto per loro.


J.H.

Secondo lei la morte dei morti è legata all'azione del Cristo nel mondo infero e all'insistenza sul fatto che la sua voce sia l'unica voce, perchè è sceso agli inferi e così via ?


SS.

E' un collegamento interessante. Cristo ha predicato ai morti, ha tentato di salvarli. Nella formulazione di Jung, i morti non sono appagati. Quelli che incontra sono inquieti, le loro domande sono rimaste senza risposta. In questo senso " la discesa agli inferi " potrebbe essere concepita come un mezzo per chiudere il regno dei morti e sbarazzarsi di loro.


J.H.

Vanità delle vanità : " Dov'è - o morte - la tua vittoria.


SS.

Hanno udito il Vangelo.




    James Hillman & Sonu  Shamdasani  da     Il lamento dei morti

 

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