lunedì 17 febbraio 2020

INNO ALLA LENTEZZA




                                       " Festina lente " ( affrettati lentamente). Svetonio





(...) Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di
      contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi
      magicamente il mondo, perchè andare a piedi è sfogliare il
      libro,e invece correre è guardarne solo la copertina.
      Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino
      fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia
     le membra,invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento
     in momento la strada. Bisogna imparare a sta da sé e aspettare
     in silenzio, ogni tanto esser felici di avere in tasca soltanto le
     mani. Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i
     nome agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una
     panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli
     affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e 
  che quando sono forti scoppiano e vanno a confondersi nel cielo.
   E' suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il
   risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, 
   quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo.
   Andare lenti è fermarsi su un lungomare, su una spiaggia, su una
   scogliera inquinata, su una collina bruciata dall'estate, andare
   col vento a zigzagare per andar dritti. Andare lenti è conoscere 
   le mille differenze della propria forma di vita,i nomi degli amici,
   i colori e le piogge, i giochi e le veglie, le confidenze e le
   maldicenze.
   Andare lenti sono le stazioni intermedie, i capistazione, i bagagli
   antichi e i gabinetti, la ghiaia e i piccoli giardini, i passaggi a
   livello con gente che aspetta, un vecchio carro con un giovane
   cavallo, una scarsità che non si vergogna, una fontana pubblica,
   una persiana con gli occhi nascosti all'ombra. Andare lenti è
   rispettare il tempo, abitarlo con poche cose di grande valore,
   con noia e nostalgia, con desideri immensi sigillati nel cuore e
   pronti ad esplodere, oppure puntati sul cielo perchè stretti da
   mille interdetti.
   Andare lenti vuol dire avere un grande armadio per tutti i sogni,
   con grandi racconti per piccoli viaggiatori, teatri plaudenti per
   attori mediocri, vuol dire una corriera stroncata da una salita,
   il desiderio attraverso gli sguardi, poche parole capaci di vivere
   nel deserto, la scomparsa della folla variopinta delle merci e il
   tornar grandi delle cose necessarie. Andare lenti è essere
   provincia senza disperare, al riparo dalla storia vanitosa, dentro
   alla mechinità e ai sogni, fuori dalla scena principale e più
   vicino a tutti i segreti.
   Il pensiero lento offrirà ripari ai profughi del pensiero veloce,
  quando la macchina inizierà a tremare sempre di più e nessun
  sapere riuscirà a soffocarne il tremito.
  Il pensiero lento è la più antica costruzione antisismica.  (...)



                             Franco  Cassano   da   Il pensiero meridiano

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