giovedì 25 febbraio 2021

POESIE DI CZESLAW MILOSZ

 


                                         E' presto giorno, ancora uno: fa' ciò che puoi...




SPERANZA


La speranza c'è, quando uno crede

che non un sogno, ma corpo vivo è

la terra.

E che vista, tatto e udito non mentono.

E tutte le cose che qui ho conosciuto

sono come un giardino, quando stai

sulla soglia.


Entrarvi non si può, ma c'è di sicuro.

Se guardassimo meglio e più saggiamente

un nuovo fiore ancora e più di una stella

nel giardino del mondo scorgeremmo.


Taluni dicono che l'occhio ci inganna

e che non c'è nulla, solo apparenza.

Ma proprio questi non hanno speranza.

Pensano che appena l'uomo volta le spalle,

il mondo intero dietro lui più non sia,

come da mani di ladro portato via.



                                           ***


COSA SIGNIFICA


Non sa di brillare.

Non sa di volare.

Non sa di essere questo e non quello.


E come sempre più spesso a bocca aperta,

con la Gauloise che si spegne,

davanti a un bicchiere di vino rosso,

penso a cosa significhi essere questo e non

quello.


Quando avevo vent'anni era lo stesso.

Allora però con la speranza di essere tutto,

forse anche farfalla e merlo, per

sortilegio.

Ora vedo le strade polverose del 

circondario

e la cittadina dove l'impiegato delle poste

si ubriaca ogni giorno.

Per il rammarico di essere identico

solo a sé.


E se a rinchiudermi fossero soltanto 

le stelle,

e se le cose stessero semplicemente così

e che ci sono il cosiddetto mondo e il cosiddetto

corpo,

se volessi essere non contraddittorio. Ma

no.



                                          ***


GLI ANGELI


Vi hanno tolto le vesti bianche,

le ali e perfino l'esistenza,

tuttavia io vi credo messaggeri.


Là dove il mondo è girato a rovescio,

pesante stoffa ricamata di stelle e animali,

passeggiate esaminando i punti veritieri

della cucitura.


La vostra tappa qui è breve :

forse nell'ora mattutina, se il cielo è

limpido,

in una melodia ripetuta da un uccello,

o nel profumo delle mele verso sera,

quando la luce rende magici i frutteti.


Dicono che vi abbia inventato qualcuno,

ma non ne sono convinto.

Perché gli uomini hanno inventato anche

se stessi.


La voce - senza dubbio questa è la prova,

perché appartiene a esseri indubbiamente

limpidi,

leggeri , alati ( perché no? ),

cinti dalla folgore.

Ho udito sovente questa voce in sogno

e - cosa ancor più strana - capivo

pressappoco

il dettame o l'invito in lingua ultraterrena :


è presto giorno,

ancora uno,

fa' ciò che puoi.



                                                ***


CANZONE SULLA FINE DEL MONDO


Il giorno della fine del mondo

l'ape gira sul fiore del nasturzio,

il pescatore ripara la rete luccicante.

Nel mare saltano allegri delfini,

giovani passeri si appoggiano 

alle grondaie

e il serpente ha la pelle dorata che ci sia

aspetta.


Il giorno della fine del mondo,

le donne vanno per i campi sotto

l'ombrello,

l'ubriaco si addormenta sul ciglio

dell'aiuola,

i fruttivendoli gridano in strada

e la barca dalla vela gialla si accosta

all'isola.

Il suono del violino si prolunga nell'aria

e disserra la notte stellata.


 E  chi si aspettava folgori e lampi,

rimane deluso.

E chi si aspettava segni e trombe 

di arcangeli,

non crede che già stia avvenendo.

Finché il sole e la luna sono su in alto,

finché il calabrone visita la rosa,

finché nascono rosei bambini,

nessuno crede che stia già avvenendo.


Solo un vecchietto canuto, che sarebbe

un profeta

- ma profeta non è perché ha altro da fare -

dice legando i pomodori:

non ci sarà altra fine del mondo,

non ci sarà altra fine del mondo.



                                              ***


IL DONO


Un giorno così felice.

La nebbia si alzò presto, lavoravo

in giardino.

I  colibrì si posavano sui fiori

del quadrifoglio.

Non c'era cosa sulla terra che desiderassi

avere.

Non conoscevo nessuno che valesse la pena

di invidiare.

Il male accadutomi l'avevo dimenticato.

Non mi vergognavo al pensiero di essere stato

chi sono.

Nessun dolore nel mio corpo.

Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro

e le vele.




                      Czeslaw  Milosz    da      Poesie  



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