lunedì 15 febbraio 2021

IGOR, IL POETA- GENIO

 



                                                  Come fresche e belle eran le rose...



TUTTO COME UNA VOLTA


" Tutto come una volta",

disse, teneramente : " tutto, come una volta".

La fissava negli occhi disperato -

Tutto, come una volta.

Mi baciava forte, mi abbracciava:

tutto, come una volta.

Ma... qualche cosa pure mi mancava:

tale quale, come una volta.



                                           ***


CLASSICHE ROSE


Come fresche e belle eran le rose

del mio giardino. Che fascino arcano!

Come pregavo: o gelide notti,

non toccatele con la fredda mano!



                                        ***


TUTTI DICONO LA STESSA COSA


Gli usignoli del giardino claustrale,

come tutti gli usignoli del Signore,

dicono che una sola è la gioia -

ed essa è nell'amore.


Anche i fiori del prato claustrale,

con la grazia dei fiori innata,

dicono che l'unico merito -

è sfiorare la bocca amata.


Il lago del bosco claustrale,

tutto di azzurro colmato,

dice: non c'è sguardo più azzurro

di quelli di chi ama ed è amato...



                                        ***


POESIA DELLA STRANEZZA DELLA VITA


Si incontrano per separarsi...

S'innamorano per disamorarsi...

Mi va di scoppiare a ridere,

e di scoppiare a piangere - e non vivere!


Giurano per violare il giuramento...

Sognano per maledire i sogni...

Oh, triste colui che comprende

quanto i piaceri siano vani!


In campagna si vuole la città...

In città, un luogo appartato...

E ovunque volti di uomini

senza l'anima umana.


Come spesso la bellezza è deforme...

E nella deformità la bellezza è presente...

Come spesso la pochezza è nobile

e iniqua la bocca innocente.


Come non scoppiare a ridere,

non scoppiare a piangere, come vivere

quando è possibile lasciarsi,

quando è possibile cessare di amarsi?



                              Igor'   Severjanin   tradotto da P. Statuti



2 commenti:

  1. Molto carina questa sorta di poetica e sottile ironia

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  2. Grazie per l'apprezzamento.
    Vorrei chiarire che l'epiteto di " genio" non è di mia creazione: fu lo stesso poeta ad attribuirselo.
    In effetti Severjanin aveva una sorta di culto di sé, coltivando consapevolmente la propria immagine pubblica : appariva nelle serate di poesia con un'orchidea all'occhiello,
    declamando le poesie con un ritmo melodioso che sottolineava la musicalità dei versi.
    Nel 1911 fondò a San Pietroburgo ( sua città natale ) il gruppo letterario degli " egofuturisti" che - come dice il nome - prevedeva la valorizzazione del proprio Io attraverso la creazione di immagini audaci, epiteti, assonanze, etc.
    Il suo amico Sengel soleva dire di lui: " Igor possiede una mente demoniaca, la sua capacità introspettiva e intuitiva ha dell'incredibile; con un piglio tolstoiano penetra nell'animo, e sempre si sente più intelligente del suo interlocutore..."
    Questo atteggiamento gli alienò le simpatie del poeta Majakovskij il quale, dopo aver inizialmente affermato di aver imparato molto da lui nel campo della creazione delle parole, ebbe a dire durante una competizione poetica : " Abbasso i re: ora non sono più di moda! ".

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