mercoledì 5 settembre 2018

LA CUCINA DEL DOTT FREUD 5


INSALATA DI CHIACCHIERE

(…) Nel campo nostro si è introdotta molta pazzia, eppure essa
       proviene da uno o due posti soltanto.Il Burgholzli, per esempio
       una casa di pazzi zurighese, era una fabbrica di squinternati la
       cui influenza sul futuro della psicopatologia è stata
       inenarrabile. Direttore ne era Eugen Bleuler, mentre Jung era
       uno dei suoi assistenti.
       Bleuler aveva osservato che gli schizofrenici - ossia la
       stragrande maggioranza dei ricoverati - usavano parole
       dissociate incomprensibili a tutto il reparto. Un' " insalata di
       parole", come egli scrisse in uno dei suoi manuali. Jung cercò
       di porvi un qualche rimedio mettendo insieme le parole grazie
       ai suoi esperimenti associativi. Ma sbagliavano entrambi: l'
       insalata di chiacchiere non si riferisce alle chiacchiere, si
       riferisce piuttosto all'insalata. Non v'è dubbio che Bleuler
       abbia inventato l'espressione per analogia con l'insalata di
       lattuga tagliata a pezzi, condita con olio, aceto e sale che ogni
       giorno veniva servita quale contorno nei pasti ospedalieri
       svizzeri. ( Lo so per esperienza perché, quando andai laggiù a
       trovare Jung, lui non mi sistemò al Bar-au - Lac ( celebre
       albergo e ristorante di Zurigo n.d.r.), bensì al Burgholzli
      ( l'ospedale dei matti ).
       Bleuler, che non beveva nemmeno una birra e che avrebbe
       trovato incomprensibile persino una conversazione fra
       colleghi a una cena di lavoro, che non sapeva nemmeno cosa
       fosse un'insalata interessante, come avrebbe potuto capire i
       discorsi degli schizofrenici?
       Ah, questi svizzeri, quante ne hanno fatte vedere!
       Quante volte devo ripeterlo: non sono i pazienti che hanno
       perso il cervello, sono i loro "cervelli " che si sono persi.
       Una buona insalata di chiacchiere potrebbe essere la migliore
       occasione per farli ritrovare.


      Mettete un pacco di pasta carta in una
      pentola d'acqua bollente ( non adoperate quelle
      paste matte a forma di conchiglie o di fusilli:
      servono solo per insalate psicotiche italiane e
      non andrebbero bene per le nostre insalate del
      Nord  Europa ). Fatela cuocere finchè non
      diventi morbida. Mettetela, una volta scolata,
      in un'insalatiera sfregata precedentemente con
      aglio. Aggiungete qualche fetta di pomodoro,
      peperoncino, scalogno, una scatoletta di tonno
    - oppure qualche altro pesce o frutto di mare
      se il vostro ospedale se lo può permettere
    ( e anche il più esiguo bilancio può permettersi
      un'acciuga di tanto in tanto ) - qualche oliva,
      una manciata di basilico tagliuzzato, o
      almeno un pugno di prezzemolo, sale e pepe.
      Condite l'insalata con olio di oliva e mescolate lentamente.
      Lasciatela raffreddare fino all'ora di cena.
      Al momento di servire, spargetevi sopra tocchetti di tocco
      ben aromatizzato ( se non sapete che tipo di tocco
      utilizzare, meglio lasciar perdere l'insalata di chiacchiere
      e accontentarsi di una semplice insalata di lattuga ). (…)


 
     James Hillman e Charles Boer da     La cucina del dott. Freud   

           

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