
Merlettaia
Fanciulla che scrive una lettera
(…) Quella rappresentata dagli Olandesi è la domenica della vita ,
la sua trasfigurazione gaia, serena, senza affanni, libera dal
sentimento del tragico;la loro pittura esprime la forma vivente,
la conciliata parvenza della natura umana, di ciò che l'uomo é
e -soprattutto - " di ciò che quest'uomo determinato è ".
Ma un'attenta osservazione della Donna con la brocca , di
quello sguardo assente che varca i confini delle mura
domestiche, suggerisce una lettura dell'opera di Vermeer non
più connotata dai fin troppo abusati caratteri della serena
compostezza e della pace interiore: anche per l'artista di Delft
la vita è altrove, nel mittente o nel destinatario di una lettera,
nel ricordo di una promessa d'amore, nelle terre lontane
riprodotte dalle carte geografiche, nell'evento inatteso che
penetra negli interni così come filtra la luce, nello stesso
bagliore fortuito e ineluttabile che altera la nostra
percezione delle cose circostanti e riscatta l'opacità degli
utilizzabili intramondani.
In realtà le figure di Vermeer, benchè inondate di luce e
vivificate da colori di smagliante purezza, tradiscono in modo
appena percettibile una velatura malinconica, una riservatezza
pensosa, un cospicuo risvolto d'ombra, talvolta un difetto di
vitalità, oppure rivelano una insospettata fragilità, una
nostalgia indefinita, un disincanto che potrebbe renderle
inoperose, una sfumatura di tristezza generata dalla
consapevolezza della caducità dei gesti rappresentati.
Ciò che tiene a bada l'inquietudine,che limita il raggio d'azione
dell'angoscia, è l'atto di fede del pittore in una visione
classicista del mondo, confortata da una padronanza assoluta
della composizione artistica. Vermeer è un umanista fautore
della cooperazione fra arte e scienza: la misura, l'equilibrio,l'
ordinata dilectio dei suoi quadri risiede nella presenza
quasi onnipervasiva di strumenti musicali e scientifici, carte
geografiche, libri e altri quadri di evidente pregnanza
simbolica, accostati con assoluta naturalezza, senza enfasi o
compiacimento intellettuale, agli oggetti di uso domestico,
integrati nel dominio pratico- inerte della quotidianità.(…)
Marco Vozza da Rendere visibile il dolore ( La pittura oltre la filosofia )
Donna con la brocca
Una lettura interessante e bei dipinti, luminosi, fotografie di istanti di vita
RispondiEliminaE pare strano allora che anche questo pittore sia stato inserito ( a detta di chi ha scritto il libro ), fra quanti esprimono - attraverso i loro dipinti - dolore e sofferenza.
RispondiEliminaMa - come si può leggere - con un'accezione tutta particolare:( le forme del dolore sono molte, e di vari gradi ).
Grazie del commento.
"E poi la ragazzina dall'orecchino di perla, entro nella sala dedicata, approfittando di un momento meno affollato, mi avvicino, e lei, giuro, sembra guardare proprio me: “Eccoti”, le leggo negli occhi luminosi che ribaltano bagliore tutt'attorno, come se la luce non fosse magicamente dipinta ma emanasse, di vita propria, da quel piccolo rettangolo.
RispondiEliminaE rimango lì incantato coi suoi occhi puntati nei miei, quasi attendesse me... e io tra l'estasiato e l'intimidito, come se anche gli altri potessero accorgersi di questa premura nei miei soli confronti; e non me ne vorrei andare..
ma esco alla fine.
E ricadere, ancora inebriato,
nell'artificio convenzionale delle altre tele,
sottolinea ancor più questo appuntamento che rimarrà indelebile..." (dal blog)
Non vorrei deludere il tuo lirismo romantico ma - la Storia dell' Arte - dice che in quel periodo nei Paesi Bassi ( ma non solo ) i pittori non si avvalevano di modelle reali, ma i personaggi ( come nella fattispecie La Ragazza dall' orecchino di perla " che incanta tutti coloro che la vedono ) in realtà è frutto della fantasia dell' autore.
RispondiEliminaAvevo letto che alcuni busti facevano modelli per infinite rappresentazioni, ma io rimarrò sempre - geloso - con quello sguardo nel mio. Un episodio indelebile, una sensazione unica, che eleva l'arte a miraolo.
EliminaIn effetti l' Arte ci dà delle emozioni anche forti ( vedi la sindrome di Stendhal ) per come uno la vive, cioè per come la rapporta al proprio essere.
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