domenica 1 agosto 2021

LA CURA DELLO SGUARDO DI ARMINIO

 


                                                    Sono qui con i fili tutti scoperti...




Nota:

In questo piccolo libro ci sono due figure: la ferita e il guaritore. Ho vanamente cercato la guarigione scrivendo. La ferita è ancora qui. Con il tempo mi sono cresciuti dentro consigli che posso dare, piccoli precetti fatti in casa.
La nostra ferita serve alla salute degli altri, non alla nostra. Se mi guardo dentro, vedo un me che vuole ascolto. Un me inquieto e infantile che un poco si versa nella scrittura, un po' resta infisso nella carne e mi parla di una fitta al cuore o alla testa. E' un me che mi chiede di uscire: me lo chiede con un'insistenza che non ha mai avuto. Ho pensato a questo lavoro come a una farmacia nuova perché sono convinto che il mio disagio sia il filo di una bestia di dolore che riguarda tutti. E' una bestia annerita, stanca, con un fondo depressivo, attraversato ogni tanto da qualche bagliore di letizia.
la lettura forse può dare luce più dello scrivere. Mi pare che il piccolo mistero di queste parole sia la loro apertura agli altri, l'idea che abbiamo un paesaggio interiore solo in apparenza diverso. Il mondo è qui senza che nessuno lo abbia inseguito : dovremmo salire al primo piano, aprire le finestre, lasciare che gli altri vedano ciò che siamo.
Non sappiamo bene cosa sia la vita, forse è arrivare in un punto e avere una bella voglia di compiere un altro pezzo di cammino. Non si possono fare grandi imbrogli, almeno con se stessi. Possiamo metterci tanti vestiti, ma la nudità possibile è una sola, una per ognuno. ( F. A. )





AUTOCERTIFICAZIONE


Tremo di paura da quando sono nato

e il tremore non si addomestica.

Andrò via senza padroni,

senza soci di furbizia.

Sono qui con i fili tutti scoperti,

scrivo e vivo in bella vista,

appartengo a piccole vicende,

al vento e alla neve del mio paese.

Sono e sarò sempre fratello

degli inquieti, degli incerti.

Non mi salverà nessuno

e non salverò nessuno,

ma è bello essere liberi e appassionati,

aperti al soffio di ogni cosa:

l'anima non è nient'altro

che una rosa.



                                          ***


LA MEDICINA COSMICA


Un uomo che arriva in ospedale, non è un uomo, è un mondo. Curare un essere umano significa curare una persona immersa nel mondo e il mondo che è immerso in lui. Curare un uomo significa prendersi cura del tutto che è in tutti. Un buon medico dovrebbe essere anche un poco filosofo e poeta e teologo.

Un essere umano non è mai una cosa piccola: la sua malattia è la malattia dell'aria, è un piccolo guasto del moto degli astri. Un ospedale è un osservatorio astronomico. E' anche un reparto di geologia : la malattia viene dalle radici, dal fitto mormorìo che alimenta la vita degli organi. Negli ospedali si deve tener conto del respiro prima di tutto. Un corpo respira il mondo ed è respirato dal mondo. In questo scambio perenne e implacabile ci può essere un guasto. La medicina cosmica diluisce la paura: non perdiamo la salute, la cediamo ad altri. E quando moriamo diamo il cambio, non ci assentiamo, partecipiamo al gioco in una forma che non sappiamo, ma il gioco non finisce per nessuno.



                                         ***


IL GARANTE DELL'INFINITO


Non esiste una regola. Può essere bello farlo con tante persone o sempre con la stessa persona. Quello che conta è trovare il corpo dell'altro e adorarlo. Un altro corpo bisogna avvicinarlo quando arriviamo dal deserto, da un lungo viaggio solitario dentro l'oceano, quando veniamo da secoli su un libro o dietro bestie mute. La parola, il sorriso, l'abbraccio di un altro corpo devono avvenire sempre in presenza di un dio. Ci vuole un testimone per i nostri incontri, un garante dell'infinito.



                                                 ***


E' FATTO COSI'


Il mondo è fatto così : se lo allarghi si stringe.



                                                  ***


CUORE


Ora ho il cuore come un pulcino e la punta si solleva , si apre, come se potessi nutrirlo di qualcosa. Posso solo scrivere, caro mio cuore, non posso darti altro a quest'ora. Sono le due di notte, non posso chiamare nessuno. Qui non ho neppure la connessione, non posso connettermi con qualche nottambulo in Rete. Domani mattina, se vuoi, possiamo andare in un paese. Facciamo quello che abbiamo fatto sempre. Io guardo, e tu se vuoi mi fai paura, mi fai credere che ti stai spaccando, lo hai fatto tante volte. Tu e io insieme non abbiamo risolto niente, non ci siamo dati nessuna felicità, l'abbiamo sempre evitata. Mi ricordo di quando stavi appoggiato al centro di una regnatela. In macchina, quando prendevo un fosso, temevo che potessi cadere, come se nel corpo ci fosse un vuoto, come se avessi solo te caro mio cuore. Per farti spazio me ne sono uscito pure io dal mio corpo, non so quando è accaduto. E non ho lasciato entrare niente, è un cinema senza sedie il mio corpo, una chiesa senza banchi.




        Franco  Arminio  da   La cura dello sguardo ( Nuova farmacia poetica )


      

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