Antoine (Brother ) Le Nain - Pranzo in famiglia
Indosso e calzo ogni mattina forzando, come se avessi sempre un altro numero, un'altra taglia. Cresco ancora nel buio, come una pianta che beve dal nero della terra. Per vestirsi bisogna perdere i rami allungati nel sonno, le foglie più tenere aperte. Poi sentirle cadere a un tratto come per un inverno improvviso. Nello stesso istante perdi anche la coda e le ali che avevi. Da qualche parte del corpo lo senti. Non sanguini, è una privazione a cui ti hanno abituato. Non resta che cercare il tuo abito. Scivolare come un raggio, fino al calare della luce.
***
Aspetto che scenda la luce, resto qui, fino a che iniziano a camminare le pietre. Si schiudono come uova deposte da una madre che si è fatta di sabbia. Affiorano a un tratto le piccole zampe e la testa. Vengono a un mondo che ha già chiuso gli occhi. Mi avvicino: le stringo in una mano, le tengo sul petto. Poi le accompagno a riva, le riconsegno.
***
A un tavolo di distanza sediamo, ai lati opposti di uno specchio. A tratti affiora una parte del tuo viso o del mio. Ci conosciamo, socchiudiamo gli occhi. Portiamo qualcosa alla bocca. Con piccoli scatti del muso un passero si allontana e ritorna. Tu hai spezzato il pane. Da uno spazio aperto, da un angolo bianco, aspetti.
Sulla tovaglia un piccolo quadrato premuto dalle tue dita. In una coltivata, operosa distrazione.
***
Chini la testa da un lato e mi guardi. Hai le braccia aperte, mi porgi un osso. Grande come un femore. Non so se è bianco, se ha ancora un po' di carne.
Franca Mancinelli da Libretto di transito
Nessun commento:
Posta un commento