martedì 24 agosto 2021

ALLA LUNA



                                            Che travagliosa era mia vita, né cangia stile...




XIV

O graziosa luna, io mi rammento

che, or volge l'anno, sovra questo colle

io venia pien d'angoscia a rimirarti :

e tu pendevi allor su quella selva

siccome or fai,  che tutta la rischiari.

Ma nebuloso e tremulo dal pianto

che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci

il tuo volto apparia, che travagliosa

era mia vita : ed è, né cangia stile,

o mia diletta luna.

E pur mi giova 

la ricordanza, e il noverar l'etate

del mio dolore.

Oh come grato occorre

nel tempo giovanil, quando ancora lungo

la speme e breve ha la memoria il corso,

il rimembrar delle passate cose,

ancor che triste, e che l'affanno duri!



                                Giacomo Leopardi   da   Canti, 1819



4 commenti:

  1. Oramai, leggere Leopardi è come ascoltare Verdi, o ammirare Raffaello o Michelangelo, o guardare Fellini, o seguire le movenze della Fracci: è, cioè, come leggere nel nostro DNA di italiani.

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    1. Sì, ma senza farci l'abitudine.

      La Bellezza mantiene il suo fascino in ogni aspetto dell' Arte.
      O semplicemente della Vita.
      Basta saperla riconoscere.

      Grazie!

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  2. Ma anche l'aspetto visivo (la tipografia, nel caso) ha la sua importanza, in poesia! C'è una ragione al cambiamento?

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  3. Ho provveduto a ripristinare il testo leopardiano corretto.
    La diversa scansione dei versi era stata fatta per una migliore comprensione del senso.

    Grazie per l'annotazione.

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