Che travagliosa era mia vita, né cangia stile...
XIV
O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l'anno, sovra questo colle
io venia pien d'angoscia a rimirarti :
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita : ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna.
E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar l'etate
del mio dolore.
Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancora lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!
Giacomo Leopardi da Canti, 1819
Oramai, leggere Leopardi è come ascoltare Verdi, o ammirare Raffaello o Michelangelo, o guardare Fellini, o seguire le movenze della Fracci: è, cioè, come leggere nel nostro DNA di italiani.
RispondiEliminaSì, ma senza farci l'abitudine.
EliminaLa Bellezza mantiene il suo fascino in ogni aspetto dell' Arte.
O semplicemente della Vita.
Basta saperla riconoscere.
Grazie!
Ma anche l'aspetto visivo (la tipografia, nel caso) ha la sua importanza, in poesia! C'è una ragione al cambiamento?
RispondiEliminaHo provveduto a ripristinare il testo leopardiano corretto.
RispondiEliminaLa diversa scansione dei versi era stata fatta per una migliore comprensione del senso.
Grazie per l'annotazione.