Caspar David Friedrich - Le tre età dell'uomo
CORRISPONDENZE
Corrispondenze? Certo, come ieri:
dall'aula quattro si sentiva esatta
l'intonazione in limonaia del fagotto
con l'eco di una sega circolare.
Però la nostra vita è una vita che approssima
nel più dei giorni
come i rastrellamenti.
E quando accade, quando
l'aspettativa prende posto nel reale,
è sempre un terzo - vedi - a rivelarlo,
restando escluso dal miracolo non meno
di chi lo vive senza nominarlo.
***
SERA
E' un cielo, questo,
troppe volte indossato.
Come un anziano coi dirimpettai
confligge: muri arancioni
scorticati, palazzi,
popoli e oceani con lui si esaltano
nella baldanza della lotta.
Logoro,
percorso da cursori neri di rondini
che vanno
per immacolate icone.
Se nessuno - fra quelli che vanno
nel verso dei binari
nella speranza di rubare un boccone
di fumo al tempo, uno sguardo al profilo
o un sedile soltanto
dove restare - nessuno lo guarda,
guarda il cielo quando è solo un'estensione
delle carrozze indaco dei treni,
non è per lui il dolore,
per la più stretta morte
che ora e per sempre non sapremo corteggiare.
Perché il cielo non è un anziano :
non sa nulla di sé,
non sa l'inizio e la fine.
Nella sua vita nulla,
nulla è discreto.
***
RAGAZZI
Restano là, nel buio ingiallito
di un lampione
a riciclare come possono bottiglie
proiettandole lontano,
fino ai frantumi.
Loro è il fondo della spesa non fatta,
l'esule dolciume che non nutre,
il vuoto in mezzo al pieno.
- filmano, intanto, tentano
la gloria oltre il gesto -.
La madre loro è il virus
a trascrizione lenta
incastonato nel terreno fertile,
il padre è la trascurata
infinita faglia nella bambagia.
Occorre ruminarli a lungo,
per dirli con grazia e compassione,
immaginarli finire miseri
nel privilegio,
dopo superflue grida,
di colpo: come il viaggio del bucato
a fine ciclo.
***
QUANDO SI ABITA IL PANICO
Quando si abita il panico, lo sgomento,
nulla può essere pensato né agito:
la salvazione o l'abisso calano
inattesi come il bus invisibile
che traghetta a casa.
Nulla può essere pensato né agito:
suona la campana sugli arti mozzi
delle siepi, sul vento gelido,
sul compost svuotato, ci arresta
sui tris tracciati col gesso:
le cicatrici della pietra.
E quando ti chiedono - l'occhio - vuoto,
le labbra secche,
la palpebra sfogliata -
che cosa hai mai, lo sai:
sai che non vogliono davvero,
che un crimine sarebbe il dire.
Quando si abita il panico, lo sgomento,
non si comprende il pianto dei parenti
sul trapassato,
come il dolore dentro un inciso.
Death shall have no dominion.
Dimitri Milleri da Frammenti fragili
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