lunedì 9 agosto 2021

I FRAMMENTI FRAGILI DI DIMITRI


 

                                         

                                  Caspar David Friedrich - Le tre età dell'uomo




CORRISPONDENZE


Corrispondenze? Certo, come ieri:

dall'aula quattro si sentiva esatta

l'intonazione in limonaia del fagotto

con l'eco di una sega circolare.

Però la nostra vita è una vita che approssima

nel più dei giorni

come i rastrellamenti.

E quando accade, quando

l'aspettativa prende posto nel reale,

è sempre un terzo - vedi - a rivelarlo,

restando escluso dal miracolo non meno

di chi lo vive senza nominarlo.



                                            ***


SERA


E' un cielo, questo,

troppe volte indossato.

Come un anziano coi dirimpettai

confligge: muri arancioni

scorticati, palazzi,

popoli e oceani con lui si esaltano

nella baldanza della lotta.


Logoro,

percorso da cursori neri di rondini

che vanno

per immacolate icone.


Se nessuno - fra quelli che vanno

nel verso dei binari

nella speranza di rubare un boccone

di fumo al tempo, uno sguardo al profilo

o un sedile soltanto

dove restare - nessuno lo guarda,

guarda il cielo quando è solo un'estensione

delle carrozze indaco dei treni,

non è per lui il dolore, 

per la più stretta morte

che ora e per sempre non sapremo corteggiare.


Perché il cielo non è un anziano :

non sa nulla di sé,

non sa l'inizio e la fine.

Nella sua vita nulla,

nulla è discreto.



                                          ***


RAGAZZI


Restano là, nel buio ingiallito

di un lampione

a riciclare come possono bottiglie

proiettandole lontano,

fino ai frantumi.


Loro è il fondo della spesa non fatta,

l'esule dolciume che non nutre,

il vuoto in mezzo al pieno.

- filmano, intanto, tentano

la gloria oltre il gesto -.


La madre loro è il virus

a trascrizione lenta

incastonato nel terreno fertile,

il padre è la trascurata

infinita faglia nella bambagia.


Occorre ruminarli a lungo,

per dirli con grazia e compassione,

immaginarli finire miseri

nel privilegio,

dopo superflue grida,

di colpo: come il viaggio del bucato

a fine ciclo.



                                                ***


QUANDO SI ABITA IL PANICO


Quando si abita il panico, lo sgomento,

nulla può essere pensato né agito:

la salvazione o l'abisso calano

inattesi come il bus invisibile

che traghetta a casa.


Nulla può essere pensato né agito:

suona la campana sugli arti mozzi

delle siepi, sul vento gelido,

sul compost svuotato, ci arresta

sui tris tracciati col gesso:

le cicatrici della pietra.


E quando ti chiedono - l'occhio - vuoto,

le labbra secche,

la palpebra sfogliata -

che cosa hai mai, lo sai:

sai che non vogliono davvero,

che un crimine sarebbe il dire.


Quando si abita il panico, lo sgomento,

non si comprende il pianto dei parenti

sul trapassato,

come il dolore dentro un inciso.

Death shall have no dominion.



                Dimitri Milleri  da   Frammenti fragili



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