venerdì 22 novembre 2019

TI LASCIO DORMIRE 4


(…)Non so perché, ma per la prima volta mi siedo davanti alla mia
      vecchia Olivetti per scriverti. Quante cose ci sono rimaste da
      dire e quante ne resteranno! Un'enormità, nonostante i sessant'
      anni vicini che non sono bastati - non a me almeno - per essere
      liberi di dire. La libertà, con tutti i limiti, tu l'hai vissuta, bene o
      male; io l'ho subita per via del mio " amore indulgente ", come
      l'ha definito una mia amica.
      Tu eri e sei tutto per me: lingua patria famiglia padre e madre.
      L'uomo migliore che abbia mai incontrato - eppure ne ho
      conosciuti tanti - di passaggio nella mia vita pellegrina,e anche
    i migliori,i più colti,valevano meno di te.Nessuno è paragonabile
     a te, che ti sottovalutavi in difesa ossessiva della tua dignità,
     libertà e onestà. Non eri in grado di fare qualcosa per pura
     sopravvivenza. Il denaro, per te - laico e non battezzato - era
     davvero lo sterco del diavolo. Non sapevi neanche cos 'è una
     bolletta!E ti amavo anche per questo: il potere e  il denaro sono
     la rovina del mondo, ripetevi.
    
    Quel giovedì sera, china sul tuo splendido e rasserenato tiepido
    volto che non sapeva di morto, ti ho riempito di baci con la
    delicatezza di una madre che tiene il figlio in braccio per la
    prima volta ( " baciucchiona", mi avresti detto, in debito con me
    anche di baci ). Le tue belle mani acquietate giacevano l'una
    sopra l'altra tutt'altro che fredde. Eri la mia stufetta e ora, nelle
    notti invernali,sfioro lo scaldino e,scambiandolo per il tuo corpo
    da ragazzo, a voce alta ti chiedo di abbracciarmi. Quando la
    mattina mi sveglio, spesso, alzandomi, giro la testa verso il tuo
  posto e una frase tante volte ripetuta,mi esce da sola dalla bocca :
   " Ti lascio dormire ".
   Ho annotato qualche mio sogno per te, gran freudiano, anche se
   ci vuole poco a capire…
   In uno, ti stavo raggiungendo da qualche parte - in montagna -
   ma ovunque andassi non trovavo che luoghi chiusi, antri, posti
   devastati, grotte, macerie, rocce spigolose, passaggi crollati,
   cunicoli senza via d'uscita. All'improvviso mi sei apparso, ben
   vestito, ben vivo e mi hai rimproverata : " E' tutto il giorno che
   ti aspetto, non potevi chiamarmi?". " No, ho il telefono scarico",
   ti ho risposto.  Ero felice di vederti - finalmente - perché solo tu
   conoscevi la via d'uscita, ma appena ho guardato verso di te, non
   c'eri più. Mi avevi abbandonata lì, sola, prigioniera delle rovine.
   In un altro sogno sei a una festa al Bataclan, ti cerco e ti trovo
   per terra con la gamba sinistra tagliata: mi inginocchio per
   tentare di aiutarti, abbracciarti, stesa sul tuo corpo senza poter
   piangere mentre stai per morire.  (…)



                     Edith  Bruck   da     Ti lascio dormire


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