" La psichiatria è scienza dell'umano, e non si può non tenere conto dei limiti insanabili che sono in ogni scienza". ( U. Galimberti )
FRAGILITA' E CONDIZIONE UMANA
(…) Sento forte il desiderio di svelare la mia fragilità, di mostrarla
a tutti coloro che mi incontrano, come fosse la mia principale
identificazione di uomo, di uomo in questo mondo. Un tempo
mi insegnavano a nascondere le debolezze, a non far emergere
i difetti, che avrebbero impedito di far risaltare i miei pregi e
di farmi stimare. Adesso voglio parlare della mia fragilità, non
mascherarla, convinto che sia una forza che aiuta a vivere.
" Fragilità " ha la stessa radice di frangere, che significa
rompere. La fragilità di un vetro pregiato di Murano, ma basta
poco perchè si frantumi e si trasformi in frammenti inservibili.
" Fragile" significa anche delicato, gracile. Come un fiore:
basta un colpo di vento e un petalo si stacca e perde il suo
profumo; divelto dalla sua funzione, muore.
Il contrario di fragile è resistente, tetragono, indistruttibile.
Si pensa agli oggetti in acciaio, alle rocce di una montagna.
All'uomo di roccia, non di vetro, all'uomo potente, non fragile.
Si dice che l'educazione deve edificare un bambino forte, un
uomo di coraggio che sappia affrontare le lotte e vincerle.
La timidezza - invece - va curata e, ancora prima, nascosta: la
paura va dimenticata e sostituita con la potenza: per questo ci
si allena a battere un nemico - prima immaginario - e poi di
carne, e l'abilità sta proprio nel romperlo non nel venire rotti.
" Grandi" si crede siano coloro che hanno sempre vinto,mentre
i " gracili " in un attimo si incrinano, si frantumano in tanti
piccoli pezzi.
Io sono fragile ma - paradossalmente - sono portato a parlare
della forza della fragilità : di forza, anche se lontano dalla
stabilità e dalla infrangibilità.Ho dedicato il mio tempo alla
follia,al dolore mascherato di insensatezza, di depressione; alla
sofferenza che si fa silenzio, che sdoppia le identità e fa di un
uomo uno schizofrenico. Un lavoro che molti ritengono
esclusivo dei forti, degli uomini di ferro che magari si piegano
ma non si rompono, degli uomini di pietra cui il vento rende
liscia la pelle, che cambiano forma ma non perdono mai la
durezza e il destino fissati sempre. La fragilità richiama il
tempo e la sua caducità, il tempo che passa. Ebbene, se sono
stato - e sono - un buon psichiatra, se ho aiutato i miei matti,
ciò è avvenuto per la mia fragilità, per la paura di una follia
che si annida dentro di me, per la fragilità che avverto capace
di sdoppiarmi, di togliermi la voglia di vivere e di rendermi
simile a un depresso che chiede soltanto di scomparire per
cancellare il dolore da cui si sente plasmato.
E il dolore è una qualità dell'essere fragile.
Ecco perché voglio gridare la mia fragilità, dirlo ai miei matti,
a tutti coloro che corrono da me per ancorarsi a una roccia.
Devono sapere che semmai si attaccano a un vaso di Murano,
colorato, magari soffiato in forme curiose e piene di fascino.
Come un vetro - io, psichiatra fragile - tante volte ho corso il
rischio di rompermi.
Una gracilità che però aiuta l'altro a vivere,che mi ha permesso
di capire la fragilità e di rispettarla, di stare attento a non
manipolare gli uomini, a non falsificarli. Ho amato persino i
frammenti di uomo e mi sono dedicato con pazienza a metterne
insieme i pezzi.
La fragilità rifà l'uomo, mentre la potenza lo distrugge e lo
riduce a frammenti che si trasformano in polvere. (…)
Vittorino Andreoli da L'uomo di vetro ( La forza della fragilità )
La fragilità credo preservi, se stai accorto. Perché le risparmi un sacco di rischi inutili.
RispondiEliminaCerto vedrà meno vento, si abbronzerà giusto un pochino, forse non conoscerà mai timore.
Sarà in vetrina cercando di capire come tanto agitarsi là fuori.
La fragilità è una cosa seria, e seriamente va considerata, come fa lo psichiatra Andreoli.
RispondiEliminaDi primo acchito sembrerebbe dividere le persone in due categorie : i deboli e i forti. Ma è un inganno . Tutti, a ben guardare, abbiamo la nostra quota di fragilità ma - siccome questa società ( ma anche quelle del passato ) la aborrono, ci creiamo delle maschere per apparire quello che si vuole vedere in noi : essere forti ( una vota guerrieri ), decisi, determinati, anche senza compassione ( se intendiamo la compassione del cum patior - sopportare con ... ). Ma- dicevo - è un tranello : può capitare a chiunque di " rompersi" in particolari momenti difficili della vita. E allora qual è l' atteggiamento giusto per considerare noi stessi ? Credo che sia quello a cui fa riferimento il brano riportato : prenderne atto ( senza per questo cadere nell' atteggiamento opposto del vittimismo ) ma con consapevolezza, direi quasi con modestia, come dice Andreoli : una gracilità che può aiutare sé stessi e gli altri a vivere; che permette di capire la fragilità e di rispettarla e che ci fa stare attenti a non manipolare le persone, a non falsificarle.
A me non piace issarla a vessillo.. ma hai voglia a fragilità.. temi e autori ora si vedono ma si sono incolonnati davanti a tutto.. però meglio che niente, confido comunque che si possa riportare tutto come in origine.. Buona domenica Frida!!
EliminaLa fragilità non è un vessillo, solo una modalità di essere ( a volte temporanea ) che può capitare a chiunque nella vita. Non credo sia innata , ma originata in parte da un temperamento remissivo su cui sono venute a innestarsi vicende personali a volte traumatiche. Bandiera no - dunque - ma rispetto sì, e anche accoglienza.
RispondiEliminaAltrettanto buona sia la tua domenica, Franco.
N.B. non sono ancora riuscita a sistemare il PC, per cui non potrò postare altri scritti fino a conclusione della vicenda. Mi dispiace molto.