lunedì 20 settembre 2021

VIOLINO TRISTE PER ZAGAJEWSKI




                                                      L' amicizia è la prosa dell'amore...





KARDAMILI


Galczynski in un campo di prigionieri:

pio come mai prima e dopo allora.


Cosa può fare qualcuno che è poeta -

nell'esercito, nell'ospedale o nel mondo?


I profughi della Siria affondano nel mare

o soffocano in camion frigoriferi.


A Kardamili sulla strada maestra giaceva

una gatta uccisa ( per poco non le finisco addosso )


- e perché avevo tanta pena per lei,

come se avessi perso uno dei miei cari.


Siamo al sicuro, nascosti

in scatole di cemento, nell'angoscia.


Soffia il vento del Nord, il meltemi,

i fichi cadono sulla bocca crepata della terra.


                        (  Settembre 2015 )



                                       ***


CHARLIE

( in memoria di C.K. Williams )


Charlie dichiarò una volta s New York

saremo amici - e fummo amici

per trent'anni.


Era impaziente, a volte autoritario

ma sapeva che solo la delicatezza unisce.

Alto, dal volto di un nobile spagnolo.


Tutti i giorni - al mattino - entrava nel suo laboratorio

come un operaio in una vigna, armato

delle grandi forbici dell'immaginazione.


Lavorava lentamente, spesso trascriveva

le poesie - come per estrarre , dalla prosa

densa di sintassi, un verso d'incanto.


A prima vista poteva sembrare poco poetico.

Suo padre vendeva frigo e tv ma a lui

giunse un messaggero mormorante.


Nelle vacanze estive, vicino a Lucca, si alzava presto

e in giardino, in una bianca djellaba marocchina

sgobbava su un computer nero.


Sua nonna gli aveva detto che venivano dall' Austria,

ma era nata a Leopoli e prima di Ellis Island

si chiamava Grabowiecka.


L' amicizia è immortale e non ha bisogno

di molte parole. E' paziente e serena.

L' amicizia è la prosa dell'amore.


Quattro giorni prima della morte, era steso sul letto, smagrito

come un prigioniero di Auschwitz dai grandi occhi scuri.

Attendeva la liberazione.



                                         ***


IL POEMA CHE DA SE' DEDCE UN MONDO


Ogni poesia, anche la più breve,

può trasformarsi in un poema che da sé deduce un mondo,

sembra che potrebbe persino esplodere,

perché ovunque si nascondono smisurate

riserve di meraviglia e ferocia e pazienti

attendono il nostro sguardo, che le può liberare

e sviluppare, come di sviluppa un fiocco di strada d'estate -

solo non sappiamo cosa prevarrà, e se il nostro ingegno

reggerà il passo di una così ricca realtà ;

e quindi - per questo - ogni poeta deve parlare

della tonalità del mondo; purtroppo non siamo

abbastanza attenti, le nostre bocche sono

strette e centellinano le immagini, come

l'avaro di Molière.



                                            ***


TERRA


Alcuni parlavano polacco, altri tedesco,

solo il pianto era cosmopolita. Le ferite

non si cicatrizzavano, serbavano lunga memoria.

Il carbone luccicava come sempre.


Nessuno voleva morire, ma la vita era più dura.

C'era molta estraneità; l'estraneità taceva.


Eravamo arrivati come turisti, con le valigie -

restammo più a lungo.


Non appartenevamo a quella terra,

ma magnanima ci accolse -

vi accolse entrambi, uomo e donna.



                                             ***


ESTATE '95


Era l'estate sul Mediterraneo, ricordi?

vicino a Tolone, un'arida estate, entusiasta

entusiasta di sé, che parlava uno strano dialetto, e noi

capivamo solo brandelli di salate parole;

era estate nella sghemba luce della sera, nelle pallide

macchie delle stelle, la notte, quando taceva il brusìo

di innumerevoli fatui discorsi e solo il silenzio

aspettava la voce di un uccello sonnolento,

un'estate nella quotidiana esplosione del meriggio,

e le stesse cicale si sentivano mancare, un'estate

in cui l'acqua azzurra si apriva ospitale, così ospitale

da farci scordare le anfore giacenti

da migliaia di anni sul fondo del mare, nell'oscurità,

nella solitudine; era un'estate, ricordi?

le foglie sempreverdi del ligustro ridevano,

era luglio e facevamo amicizia

con quel giovinetto gatto nero

che ci sembrava così intelligente,

era la stessa estate in cui a Srebrenica

venivano uccisi uomini e ragazzi;

innumerevoli, secchi gli spari

e certo c'erano un caldo torrido e la polvere

e le cicale, terrorizzate a morte.




  Adam  Zagajewski  da   Guarire dal silenzio ( Raccolta antologica a cura di Marco Bruno )



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